Lesclusa by Luigi Pirandello


Lesclusa
Title : Lesclusa
Author :
Rating :
ISBN : 8804365498
ISBN-10 : 9788804365495
Language : Italian
Format Type : Paperback
Number of Pages : 236
Publication : First published January 1, 1901

A questo romanzo di impianto naturalistico, Pirandello lavorò in tempi diversi e ne trasse anche una commedia: L'uomo, la bestia e la virtù. Si narra la storia di Marta, che viene cacciata di casa dal marito dietro il sospetto di un tradimento che si riduce invece a qualche lettera appassionata e filosoficheggiante che le indirizza un intellettuale del luogo, Gregorio Alvignani, deputato al Parlamento. Creduta colpevole da tutti e persino dal padre, Marta,dopo aver cercato di guadagnarsi la vita in paese, accetta un posto di maestra a Palermo. Sarà qui che tornerà ad affacciarsi l'ombra del marito e che lei, giovane e bella, diventerà facilmente vittima dell'Alvignani. Ma la sua scelta la porterà al distacco da tutti coloro che l'avevano esclusa.


Lesclusa Reviews


  • Siti

    Certo è che pervenire a codesta lettura digiuni di Pirandello svierebbe il lettore dalla reale comprensione del genio narrativo che in questo primo approccio al romanzo- composto nel 1883, successivamente rimaneggiato e apparso in volume nel 1901- è già ben visibile. Di contro, arrivarci conoscendo la sua produzione romanzesca, novellistica e teatrale, permette di gustare i princìpi di una poetica ben nota, familiare e perché no, rassicurante. La storia di Marta Ajala, forse la protagonista del romanzo, si ascriverebbe altrimenti a quella letteratura d’appendice tipica del periodo, riportando infatti l’esclusione sociale subita dalla giovane donna in seguito al ripudio del marito che la scopre ricevere lettere da un estimatore. Marta, in realtà, è semplicemente un ritratto di donna, è in nuce uno dei tanti personaggi pirandelliani che si trova a darsi un ruolo, una maschera, in una realtà composita, inafferrabile e assurda. È una donna che lotta contro lo stigma sociale, contro un modello familiare, un’identità netta, separata e indipendente rispetto al mondo delle convenzioni ed è al tempo stesso la vittima designata di tale realtà che le tocca vivere. È la protagonista? Non penso, è esclusa anche in questo senso, qui il protagonista è il mondo delle convenzioni sociali, schiaccianti, brutali, limitate e limitanti. Un mondo sapientemente rappresentato da Pirandello attraverso i ritratti maschili che costellano la narrazione: un padre ancorato al perbenismo di facciata, un suocero che marchia la famiglia con la convinzione che tutti i figli maschi siano soggetti alla iettatura delle corna, un marito che soccombe all’universo culturale di cui è imbevuto dalla nascita, gli uomini poi che seducono, o sono sedotti senza riuscire a vivere bene l’amore: una ghenga di idioti, tesi al ridicolo e incapaci di amare, grotteschi e goffi al cospetto delle donne. L’universo femminile invece, è quasi al completo rappresentato in accezione positiva, custode della verità ma da essa schiacciata. Il contesto geografico siciliano è poi la degna cornice di un luogo che potrebbe essere ovunque, pur emergendo per la sua specificità territoriale e culturale senza imprimere marchio alcuno ma solo eccellente caratterizzazione, uno spazio anch’esso assurto al ruolo di protagonista sigillando in ben definiti limiti geografici anche effettivi limiti culturali. Ecco perché vi trovo del rassicurante in questa poetica rispetto all’amarezza di quella pregressa, naturalistica: parliamo di vinti in entrambi in casi ma con la netta differenza della consapevolezza e con la potente arma del tentativo del riscatto, tutto ascritto alla volontà della persona anche se circoscritto alla circolarità del paradosso e all’inevitabilità della follia.

  • Erika

    Il primo romanzo di Pirandello, L’Esclusa, aveva come titolo, nella stesura manoscritta, "Marta Ajala", dal nome della protagonista del romanzo. Il romanzo diventerà pubblico per la prima volta nel 1901, quando appare a puntate su un quotidiano romano, La Tribuna, tra il 29 giugno e il 16 agosto del 1901. Pubblicare romanzi in appendice dei giornali era, per altro, un uso abbastanza consueto a quel tempo. Il libro, però, uscirà solo molto dopo, nel 1908, da Trevis a Milano, prima edizione in volume. Al tempo era già uscito Il Fu Mattia Pascal, unico romanzo in cui i critici riconosceranno sin da subito le doti del Pirandello romanziere e che, per tale motivo, verrà tradotto già dalla prima edizione.
    L'Esclusa è un romanzo a cavallo tra vecchio e nuovo, tra esperienza di tipo ottocentesco e i canoni novecenteschi. Il romanzo ha dato luogo a letture diverse e ha diviso la critica. Alcuni vi hanno visto un romanzo fedele al naturalismo siciliano e a un maestro come Luigi Capuana, altri hanno letto in questo romanzo elementi già appartenenti alla stagione dell’umorismo, come un romanzo di innovazione e rovesciamento del Naturalismo.
    Brevemente: si tratta di una donna che viene accusata di adulterio sulla base di una serie di lettere e viene cacciata di casa dal marito, verrà quindi riaccolta in casa dai genitori in un'atmosfera di estrema vergogna e profonda tristezza.
    Quando Pirandello pubblicò il romanzo per la prima volta, vi appose una lettera-dedica a Luigi Capuana, figura molto importante per lui e per il romanzo stesso, anche perché certe figure di Capuana hanno influenzato la stessa figura della protagonista.

  • Cristina - Athenae Noctua

    L'esclusa è un libriccino sottile, dai capitoli brevi e incisivi, sebbene condensi al suo interno così tanti avvenimenti e tante riflessioni affidate principalmente a Marta. L'autore si rivela abile indagatore dei moti della psiche della protagonista e riesce a portarne alla luce le contraddizioni, non senza sostenere una forte critica alla società che si arroga il diritto di giudicare persone e situazioni che non conosce, trasportata dalla voce di chi grida allo scandalo e da una mentalità fortemente patriarcale che nega alla donna non solo qualsiasi sospetto di innocenza, ma addirittura di potersi pubblicamente difendere.

    http://athenaenoctua2013.blogspot.it/...

  • Vittorio Ducoli

    Relativismo e umorismo sotto un vestito verista

    L’esclusa è il primo romanzo di Luigi Pirandello, che lo scrisse, ventiseienne, nel 1893. In quel periodo Pirandello vive a Roma, frequentando un cenacolo di amici letterati di cui fa parte anche Luigi Capuana, uno dei grandi esponenti del verismo italiano. In precedenza si era dedicato alla composizione di opere poetiche e alla traduzione delle Elegie romane di Goethe. Da due anni era rientrato in Italia da Bonn, dove si era laureato con una tesi sul dialetto di Girgenti e dove, soprattutto, era entrato in contatto con la grande cultura tedesca del XIX secolo. Pur essendo un’opera immatura, giovanile e per molti versi come vedremo anomala rispetto al resto della produzione dell’autore, Pirandello non la rinnegò mai; alla versione originale, pubblicata a puntate su un quotidiano romano nel 1901, seguirono infatti due revisioni del romanzo: la prima portò ad una edizione milanese nel 1908, mentre nel 1927, nel pieno della maturità artistica dello scrittore siciliano, Bemporad ne pubblicò a Firenze una ulteriore nuova edizione, riveduta e corretta dall’autore. L’edizione Garzanti da me letta riproduce questa ultima versione del romanzo: opportune note permettono comunque di farsi un’idea dei cambiamenti, anche piuttosto rilevanti, introdotti da Pirandello rispetto al testo originario.
    L’esclusa è a mio avviso il risultato del dualismo culturale in cui se così si può dire si trovava immerso negli ultimi anni dell’800 il giovane Pirandello: da un lato l’amicizia con Capuana, che lo spronerà a dedicarsi alla letteratura, si riverbera nell’impianto schiettamente verista del romanzo, dall’altro emergono già, sia pure in forma acerba, soprattutto a mio avviso nei personaggi secondari ed in alcune delle situazioni chiave, i tratti di quel relativismo conoscitivo che costituirà uno dei fondamenti della poetica pirandelliana, declinato attraverso l’umorismo, nella connotazione peculiare che questo termine assume per l’autore. È lo stesso Pirandello, nella lettera a Capuana anteposta all’edizione milanese del 1907, a chiarirci l’essenza del romanzo, quando dice: ”[…] dubito forte che [il pubblico dei lettori] si sia potuto avvertire alla parte più originale del lavoro: parte scrupolosamente nascosta sotto la rappresentazione affatto oggettiva dei casi e delle persone; al fondo insomma essenzialmente umoristico del romanzo. Qui ogni volontà è esclusa, pur essendo lasciata ai personaggi la piena illusione ch’essi agiscano volontariamente; mentre una legge odiosa li guida o li trascina, occulta e inesorabile;”.
    Ad una lettura superficiale, infatti, L’esclusa appare come una tipica vicenda verista. Marta Ajala, la protagonista, figlia primogenita di un piccolo imprenditore conciario di Girgenti, ha sposato Rocco Pentàgora, anch’egli appartenente alla media borghesia cittadina. Il romanzo si apre con il ritorno di Rocco nella casa paterna, dopo che ha scacciato di casa la moglie, sorpresa a leggere una lettera inviatale da Gregorio Alvignani, giovane politico in ascesa che si è invaghito di lei. Marta non ha tradito il marito, si è limitata ad intrattenere una corrispondenza privata con Alvignani, ma a Rocco basta quella lettera, e le altre che ritrova, per ripudiare la moglie. In città scoppia lo scandalo e Marta, tornata a sua volta in famiglia, vive reclusa in casa, nella quale si seppellisce anche il padre, che abbandona la conceria e disprezza la figlia per la vergogna che ha gettato sulla famiglia. Unica persona che frequenta gli Ajala è Anna Veronica, un’amica della madre di Marta, anch’essa emarginata dalla società per una colpa commessa in gioventù. Marta è incinta del marito, ma il figlio nasce morto lo stesso giorno della morte di suo padre. Presto la conceria fallisce e le tre donne (oltre alla madre Marta ha una sorella più giovane, Maria), si ritrovano sul lastrico. Marta decide allora di riprendere gli studi interrotti per sposarsi e di concorrere ad un posto di insegnante. Vince il concorso, ma per le proteste dei benpensanti il posto viene dato ad un’altra. Alcuni notabili locali, tuttavia, si rendono conto dell’ingiustizia perpetrata nei suoi confronti, e – con l’intervento di Alvignani che nel frattempo è diventato deputato e vive a Roma – riescono a procurarle un lavoro come insegnante a Palermo. La famigliola si trasferisce quindi nella grande città, dove nessuno conosce Marta, che si fa apprezzare nell’ambiente scolastico. Ammirata anche per la sua bellezza dagli altri professori, si innamora di lei un collega, Matteo Falcone, che Marta respinge, nonostante le indubbie doti intellettuali, sia per la bruttezza sia per il suo stato di donna perduta. La relativa serenità di Marta è presto sconvolta dall’apparizione a Palermo per un periodo di riposo di Alvignani, che chiede di vederla: al primo incontro lei gli si concede, intrecciando con lui una tormentata relazione. Anche Rocco, il marito, che ha da poco perso il padre, ritorna in scena, facendo sapere a Marta che è pentito e intende riprenderla con sé. Marta, che nel frattempo è rimasta incinta di Alvignani, non sa più che fare e, dubitando della sincerità dell’amore di quest’ultimo, medita il suicidio. Per un caso complicato, Marta si trova ad assistere in punto di morte la madre di Rocco, anch’essa anni prima ripudiata dal marito e rifugiatasi in miseria a Palermo. Sul suo letto di morte giunge anche Rocco che, distrutto dal dolore, chiede appassionatamente a Marta di tornare con lui, nonostante ella gli abbia rivelato la sua relazione con Alvignani e il suo stato.
    Una trama quindi da cui emerge con chiarezza la matrice verista del romanzo, accentuata in questo senso dalla puntigliosità con cui Pirandello descrive i luoghi, elenca le vie e le piazze di Girgenti e Palermo in cui si svolgono i fatti, la vividezza con la quale descrive la processione dei santi Cosimo e Damiano e tanti altri particolari. Una matrice in cui a mio avviso non mancano alcune ingenuità, sia stilistiche sia di contenuto, che a tratti fanno scivolare il romanzo verso toni melodrammatici.
    Eppure questa matrice, sorta di involucro opaco che avvolge il romanzo, lascia trasparire alcuni elementi affatto diversi che, se non possiamo ancora chiamare pienamente pirandelliani, pure annunciano molte delle tematiche che avrebbero costituito l’humus della produzione successiva dell’autore, a partire da Il fu Mattia Pascal, e che sono la base della grandezza, dell’originalità e della proiezione pienamente novecentesca ed europea dello scrittore agrigentino.
    Un primo elemento da notare, anche se secondario, è il fatto che originariamente il titolo del romanzo avrebbe dovuto essere Marta Ajala. L’abbandono del nome della protagonista nel titolo e la scelta di un appellativo che ne sottolinea la condizione interiore è già a mio avviso un primo indizio della piega non pienamente verista dell’opera.
    È poi necessario sottolineare, come del resto evidenzia anche Angela Piscini nella bella prefazione al volume, quello che può essere considerato il paradosso cardine della storia, che costituisce anche il fondamento del suo umorismo: Marta, che viene ripudiata dal marito senza essere adultera, è riaccolta da questi (anche se il finale aperto in realtà non ci dice se la coppia effettivamente si riformerà) quando adultera lo è effettivamente diventata. Questo finale, che si concretizza a sorpresa solo nelle ultime pagine, è quanto di più lontano da un finale naturalistico, con il quale Pirandello gioca sino all’ultimo, che avrebbe dovuto prevedere il coerente suicidio di Marta, e ci fa rileggere la sua vicenda in modo nuovo, alla luce del citato relativismo conoscitivo pirandelliano, del contrasto tra ciò che l’individuo è e la parte che la società gli assegna, marcandolo a fuoco. Sempre nella lettera a Capuana del 1907, Pirandello dice che ”nella vita [non vi sono forse] ganci improvvisi che arraffano le anime in un momento fugace, di grettezza o di generosità, in un momento nobile o vergognoso, e le tengono poi sospese o su l’altare o alla gogna per l’intera esistenza, come se questa fosse tutta assommata in quel momento solo, d’ebbrezza passeggera o d’incosciente abbandono?” Pirandello non ha ancora pienamente elaborato i concetti che ritroveremo, alcuni decenni dopo, in Uno, nessuno e centomila: Marta Ajala non è un Vitangelo Moscarda al femminile, la sua personalità non si ricompone in modo diverso come in un caleidoscopio a seconda di come la vedono gli altri, è più una vittima dei pregiudizi sociali che di una intrinseca irrazionalità e non-oggettività della realtà, ma il paradossale finale ci dice già molto dei lidi ai quali Pirandello sarebbe approdato.
    Anche il tema della parte in commedia assegnato a ciascuno di noi si ritrova nel romanzo, in particolare nella figura e nei discorsi di Antonio Pentàgora, padre di Rocco, il marito di Marta. Egli sa che ai membri maschi della sua famiglia è toccato in sorte di essere cornuti, e nelle prime pagine redarguisce il figlio perché, nonostante il destino, la croce che identifica la famiglia, ha voluto sposarsi. L’umorismo pirandelliano, il sentimento del contrario intriso di comprensione per le ragioni del soggetto umoristico raggiunge già in questa prima prova, forse accentuato dalle revisioni successive, vette importanti, come si ravvisa anche nella feroce ma al tempo stesso tenera caratterizzazione di Don Fifo Juè e della moglie, i due vicini di casa di Palermo, oppure di alcuni personaggi secondari della società agrigentina.
    Con questa godibile galleria di personaggi secondari contrasta a mio modo di vedere in senso negativo quello di Matteo Falcone, il bruttissimo insegnante di disegno che ama Marta ma viene da questa respinto. La sua caratterizzazione come irsuto uomo mostruoso, per di più dotato di piedi deformi, sempre cupo, incapace di guardare negli occhi degli altri per la paura di ”scorgervi il ribrezzo che la sua figura destava”, se è senza dubbio funzionale a rimarcare, ancora in senso umoristico, la sua vivacità intellettuale, dall’altro appare veramente sconfinare nella macchietta, evidenziando una certa dose di acerba ingenuità nell’autore.
    Un altro elemento che rimanda direttamente all’umorismo pirandelliano, e che allontana il romanzo dal verismo di seconda mano, è a mio avviso il complesso rapporto tra i due protagonisti, Marta e Rocco, e i rispettivi padri. Entrambi sono dei veri patriarchi, violenti almeno verbalmente, in grado di soggiogare i figli alla loro volontà. Entrambi concepiscono gli altri membri della famiglia come loro proprietà, ma nello stesso tempo sia Francesco Ajala, il padre di Marta, rispettatissimo in città, sia Antonio Pentàgora, cui ho già accennato, non sono in grado di gestire la situazione generata dallo scandalo. Il primo si rinchiuderà in una stanza della sua casa senza voler vedere più nessuno sino all’ictus finale, accentuando e rimarcando le conseguenze sociali di ciò che è successo alla figlia; il secondo, come detto, ricondurrà gli avvenimenti all’oscuro destino di famiglia. Nessuno dei due cerca di capire ciò che è davvero successo (o non successo): entrambi accettano supinamente la versione di Rocco perché rappresentano, sia pure in forme diverse, i garanti dell’autorità patriarcale che non può mettere in discussione le regole sociali. Sarà quindi necessario che essi muoiano perché queste regole vengano messe in discussione. Così alla morte di Francesco Ajala, e solo allora, sua figlia Marta potrà reagire alla sua sorte, cercando di rientrare nella società e di assumere il ruolo di capofamiglia anche in senso economico; così, solo la morte di Antonio Pentàgora consentirà a Rocco di agire concretamente per tentare di riavvicinare la moglie ripudiata.
    Giova qui ricordare che questa spietata analisi del patriarcato siciliano deriva a Pirandello dal suo difficile rapporto con il padre, e come il tema dei rapporti familiari continuerà a condizionare l’autore e la sua opera per tutta la vita, in conseguenza della patologia della moglie, che generò dei veri e propri drammi familiari e sarà poi per decenni rinchiusa in manicomio.
    Leggendo L’esclusa il lettore pirandelliano DOC non si sentirà quindi completamente a casa: troppo lontane appaiono infatti alcune parti del romanzo da ciò che si pretende da un testo della maturità: per certi versi, come ci dice la genesi del romanzo, siamo ancora in pieno ottocento, e il naturalismo di stampo francese, forse per una sorta di reverenza verso il maestro ed amico Capuana, sembra prevalere sul relativismo e sull’irrazionalismo di matrice germanica (ma anche bergsoniana) che Pirandello aveva assorbito negli anni di Bonn. Neppure le revisioni successive, soprattutto quella profonda del 1926, hanno potuto togliere del tutto questo involucro all’opera: la sua stesura ultima ci permette però di trovare nelle pieghe di questo romanzo, andando oltre quelle che l’autore chiama la rappresentazione affatto oggettiva dei casi e delle persone, il germe di ciò che Pirandello sarà: uno dei pochi autori italiani della prima metà del novecento di respiro veramente europeo, capace di innestare nel panorama della asfittica letteratura del nostro arretrato Paese il lievito dei grandi fermenti culturali che – a seguito di drammatici cambiamenti sociali – scuotevano l’espressione artistica sino a metterne in discussione le stesse radici. Cresciuto tra la Sicilia e Bonn, da italiano atipico Pirandello saprà interpretare la crisi dell’uomo del ‘900 come lo sarà un altro grande italiano atipico: il triestino Italo Svevo. A questo celebrato duo personalmente mi sento di aggiungere una ulteriore voce, atipica all’inverso per la sua tipicità apparentemente provinciale: quella di Federigo Tozzi, di cui non a caso Pirandello fu uno dei primi ammiratori.

  • Sara La porta

    Avevo bisogno di riconciliarmi con la letteratura: obiettivo pienamente raggiunto.
    I sentimenti e i pensieri germogliano dai personaggi come foglie dagli alberi e la trama è il frutto delle loro azioni e reazioni, naturali intrecci dei loro rami.
    I personaggi sono tipi, veri perché ritratti con le loro proprie particolarità, ciascuno con la propria vita; e tutto si svolge in modo così spontaneo che non si ha neppure la sensazione di leggere un libro: si avverte il contrasto tra individui e società e la storia assume le tinte di racconti da paese.

  • Emre

    Kıymetli yazar Luigi Pirandello bu eserini 1893 yılında kaleme aldı. Oysa bu kitap 2017 yılında bir türk yazar tarafından kaleme alınmış olsaydı muhtemelen kimse yadırgamazdı. İtalyanların geride bırakmış olduğu bu süreç bizim için maalesef hala güncelliğini koruyor. Kadınların toplumdaki yeri konusunda aradan geçen 124 yıla rağmen bir arpa boyu yol alamadıysak bu da bizim ayıbımız.

  • Mariagrazia D'angeli

    Dimenticate gli autori moderni, i Saviano, i Veronesi, i Giordano. Leggete Pirandello, che ha tutto.
    Libro sublime, da leggere assolutamente.

  • Federica Grdn

    3.5

  • Yavanna Valar

    Piccola (e soprattutto modesta) riflessione sulla lettura appena conclusa.

    Che dire, questo romanzo è uno di quelli che arriva all'improvviso, ti stravolge e ti fa riflettere su tematiche specifiche, come in questo caso del dramma della giovane Marta Ajala. La protagonista è davvero una donna degna di stima: nonostante lo scandalo avesse trascinato lei e la sua famiglia nel baratro della vergogna (per qualcosa di cui non era assolutamente colpevole), nonostante l'ostilità di tutto il paese, lei ha cercato di rialzarsi e di dimostrare che è superiore a tutti i suoi compaesani e che non si fa scrupoli a camminare a testa alta, con orgoglio, fra la gente. Apparentemente sembra che ci riesca, ma ecco che qui si manifesta il dramma della giovane Marta: lei non potrà mai più ritornare alla sua vita precedente, è una persona diversa, non è più Marta Ajala, bensì una spettatrice della sua vita. E' esclusa dalla sua stessa vita e non solo, anche dalla gente del paesino in cui ha vissuto. Dunque è una vera amara e triste constatazione che sia Marta sia io come lettrice abbiamo potuto sviscerare da tale vicenda, che riporta dunque a un tema molto importante della poetica di Pirandello, della consapevolezza di essere diventati degli osservatori della vita e di conseguenza di non vivere più la propria vita.
    Proprio per la profondità con cui è stato scritto il libro e per il grande impatto che ha avuto su di me, che dò a questo libro 5 stelline, che confermano la grandezza di questo autore.
    Ultima menzione che tengo esprimere (ispirata dalla prefazione di Gianni Turchetta) è sul ruolo degli uomini in questa vicenda: sono tutti degli antagonisti nella vita di Marta, tra cui il peggiore è Rocco, il marito, vile, bigotto causa principale del dramma di sua moglie. Tutti gli uomini, in questo romanzo, sono convinti fermamente di avere il controllo sulla vita di Marta, di poter prendere delle decisioni per lei (persino Gregorio, che all'apparenza potrebbe sembrare una sorta di salvatore, ma in realtà è esattamente come tutti gli altri), senza considerare il dolore e la situazione ingestibile a cui è sottoposta.

  • La Sofi

    Temevo fosse molto più noioso, invece si legge tranquillamente. Avrei dato 4 stelline ma il finale mi ha lasciato un po' così, avrei preferito che ci fosse detto qualcosa in più e invece viene lasciato abbastanza aperto e libero a interpretazioni. Ad ogni modo lo consiglio.

  • Drilli

    Una storia che mi ha fatto provare tanta rabbia e tristezza, che mi ha coinvolta emotivamente più di quanto avrei creduto e che pur essendo il primo romanzo di Pirandello lo conferma tra i miei autori preferiti.
    Mi sono piaciuti tanto i personaggi: teatrali - c'è tanto di teatrale in questo romanzo - eppure veri e realistici perché tutti inevitabilmente grigi; non ci sono buoni e cattivi, ognuno ha le sue colpe e le sue giustificazioni, ognuno è influenzato e quindi macchiato dalla crudele convenzione sociale che esclude dalla comunità un'innocente e, paradossalmente, la riabilita solo quando infine colpevole.
    La stessa protagonista - una donna davvero forte che, nonostante l'enorme ingiustizia subita non si arrende, non abbandona il suo orgoglio, si mette in gioco per ricostruirsi una vita riesce per merito a ottenere un buon lavoro e a sorreggere la madre e la sorella (ingiustamente coinvolte nel suo destino di esclusa) - alla fine si vedrà cedere di fronte al 'ruolo' che la società le ha assegnato, non già per sentimento quanto proprio per una sorta di rassegnazione, e che la porta all'amarissimo finale.
    E così tutti gli altri: ogni gesto, azione, sentimento, sottostà al preponderante giudizio della società. Persino le innocenti e amorevoli madre e sorella di Marta si 'macchiano' della 'colpa' di non essere in grado di comprendere i suoi sentimenti, i suoi desideri, le sue azioni, al punto che Marta è costantemente costretta ad indossare una maschera davanti a loro, a fingere una serenità di cui il pensiero scottante dell'ingiustizia subita non le consente mai di godere.
    E i 'cattivi' (il marito, il suocero) pure hanno in certi momenti desideri di far del bene, di aiutare... ma cosa penserebbero poi di loro? Non ne vedrebbero infine macchiata la propria reputazione, non verrebbero meno al loro ruolo?
    Già in questo primo romanzo, quindi, sono presenti i grandi - e a me sempre graditissimi - temi della narrazione pirandelliana: le maschere, il contrasto tra singolo e società, l'alienazione dalla vita, la solitudine, ed emerge già il suo personale concetto di umorismo come sentimento del contrario (il cui principale rappresentante in questo romanzo è Matteo Falcone, insieme con la madre e la zia).
    Ma fulcro principale e merito indiscusso di questo romanzo è a mio avviso il suo essere protofemminista, il modo in cui apertamente critica e si schiera contro le assurde restrizioni cui è soggetta la donna ai tempi, e che neanche un personaggio come Marta, così forte, orgogliosa, colta e soprattutto pienamente consapevole delle sue doti e in nulla inferiore agli uomini che la circondano (anzi!).

  • Denise Orlando

    Marta, la rappresentazione delle donne del sud. Mi piacerebbe dire che quel che passa Marta sia ormai tutto in un passato lontano, ma purtroppo non è così. Quante donne hanno ancora problemi del genere? Libro di fine 1800/inizio 1900, eppure così ancora attuale.

  • Ily

    Questo romanzo d'esordio impegnò l'autore in un range temporale dal 1893 al 1927 durante il quale lo modificò, lo snellì nella forma per restituire al lettore un'opera più matura contenente quell'aspetto comico e paradossale pur nella tragedia che caratterizza un po' tutta la sua produzione letteraria.
    Marta Ajala è una giovane donna che viene ingiustamente accusata di adulterio dal marito: da questo momento in poi comincia una vita nuova, che però oscilla tra l'angoscia di essere esclusa ed additata dalla società e la possibilità di riscattarsi ed emanciparsi, a cominciare dal lavoro come insegnante.

  • Valentina Xenia

    Lo considero tremendamente attuale (anche se in qualsiasi opera di Pirandello si trovano personaggi piuttosto contemporanei) proponendo una protesta constro l'eccessiva considerazione dell'apparenza nella società. oggi è molto diffusa l’ossessione per l’apparire, che a volte giunge all’identificazione del soggetto con la sua presenza: “io sono ciò che si vede di me”. Il romanzo elabora in maniera esaustiva il rapporto complesso fra il singolo e la società, la quale molto spesso ha una capacità di condizionamento negativa tale da indurre il soggetto a cadere realmente in errore. Il libro vuole quindi essere un’esortazione a comportarsi più liberamente, a svincolarsi dai preconcetti comuni, ad eliminare quelle maschere-gabbia entro le quali, per seguire la corrente, a volte ci imprigioniamo.

    I consider it tremendously up-to-date (even if in some Pirandello's work there are quite contemporary characters) proposing a protest against the excessive consideration of appearance in society. today the obsession with appearing is very widespread, which sometimes reaches the identification of the subject with his presence: "I am what you see of me". The novel elaborates in a comprehensive way the complex relationship between the individual and society, which very often has a capacity for negative conditioning that causes the subject to actually fall into error. The book therefore wants to be an exhortation to behave more freely, to disengage from common preconceptions, to eliminate those cage-masks within which, to follow the current, we sometimes imprison ourselves.

  • Veronica

    This book kept me hooked like only a few others did. Every time I had to put it down I started missing it. The writing style is superb, as it usually happens with Pirandello. The characters' in-depth analysis is extremely well done and carried out. The descriptions are so vivid that the author leads the reader inside the living scene without them even noticing. It is an excellent book.

  • Ginevra

    Se a prima vista sembra un'opera figlia del suo tempo, piena di voci, di realtà paesane e della palpitante folla in giudizio per l'onore perduto, Pirandello ancora una volta riesce a trovare il nuovo nel vecchio, a estrarlo con precisione chirurgica e a scombinare le carte sul piatto per un'interiorizzazione tutta novecentesca, tutta successiva.
    Le vicende, i pensieri, i sentimenti passano vorticosamente da un'ambientazione tutta verghiana all'introspezione psicologica dei grandi personaggi esistenzialisti, fino a tornare indietro, indietro alle eroine delle tragedie greche.
    Bellissimo, bellissimo davvero

  • pal:)

    Letto per scuola: alcune pagine mi sono particolarmente piaciute, ma il finale mi ha lasciato un po' interdetta per la semplicità e l'apparente mancanza di significato.

  • eradicembre

    3.5

  • sara (taylor’s version)

    omg that ending?? unexpected, this needed a sequel so bad

  • Laura

    4.5 ✨

  • Donato

    Why am I only giving this three stars? [1] Because it's Pirandello and he needs to be held to a higher standard. So it's not that it's bad, it's just that it doesn't quite reach the level we're used to with Pirandello. It's got the hilarious and theatrical set pieces; it's got the irony; it's got the perspicacious observation of human behavior and family dynamics; in sum, it's got the ingredients for a great book, but they're just not mixed together in that way that great literature is. So we get a yummy cake, sure, but not that dish that you just want to keep eating and eating.

    The ostensible protagonist is the "excluded one" of the title, Marta Ajala. But she doesn't even appear in the first scene, at least not in person. In fact, the first person we encounter (in the very first sentence) is her father-in-law (she herself doesn't appear until page 20).

    So who's the real protagonist? Her family? her husband's family? the whole town? No, it's society, whose yoke we all have around our necks, forced to do its bidding, not free do be who we are. There's the great scene in Part One, Chapter 10, where we see the literally physical and powerful force of society during a religious procession (oh the irony!). There's an almost throw-away scene where one of Marta's fellow teachers complains about a certain kind of ironic literature, saying, "voi da un canto piegate il collo al giogo, e deridete dall'altro la vostra supinità" [2] Is he talking about literature, or we poor humans tied to our yokes? (In fact the word "yoke" ("giogo") is used several times in the book.) And then there's the ending, which I won't give away, but let's just say that its "openness" can only lead us to the society-as-protagonist conclusion.


    [1] OK, let's give it 3.5, just to put it above my usual three-star reviews.

    [2] "On the one hand you bend your necks to the yoke, and on the other you deride your own servility." (Part Two, Chapter 2, my translation.)

  • Yiannis Haitas

    Ο Λουίτζι Πιραντέλλο μας δίνει μια γλαφυρή εικόνα της Σικελικής κοινωνίας στα τέλη του 19ου αιώνα, μέσα από την υπόθεση της όμορφης και έξυπνης πρωταγωνίστριας, της Μάρθας. Ο φαρισαϊσμός του όχλου την καταδικάζει στο όνομα της ηθικής, με μόνη απόδειξη την ένδειξη διάπραξης σφάλματος. Η αποσυνάγωγη, πλέον, γυναίκα προσπαθεί να αντιπαλέψει αυτό το φαλλοκρατικό μεσαιωνικό τέρας -την κοινωνία- σ’ ένα χωριό της νότιας Ιταλίας όπου η αναγέννηση και ο διαφωτισμός ακολούθως, πέρασαν και δεν ακούμπησαν (όπως και στη χώρα μας). Αλλά όσο αγωνίζεται να άρει τον κοινωνικό αποκλεισμό, άλλο τόσο βυθίζεται στο βούρκο της ανυποληψίας σαν τον εγκλωβισμένο σε κινούνενη άμμο.

    Η κοινωνία απαιτεί από τους αμαρτωλούς να είναι ταπεινοί, να υποφέρουν, να μη σηκώνουν κεφάλι και γενικά να φυτοζώουν σχεδόν στα όρια της ανυπαρξίας. Επ’ ουδενί λόγω όμως στην ανυπαρξία, καθώς η απόδοση της "δικαιοσύνης" απελευθερώνει το σαδιστικό κατακεραύνωμα των επίζηλων αρετών όπως η ευείδια και η ευφυία, εν είδει τιμωρίας.

    Αριστουργηματικό βιβλίο με περίτεχνες ψυχογραφίες και θεατρική υπόθεση γεμάτη ένταση και αμείωτο ενδιαφέρον. Αν και διάβασα μόνο δύο βιβλία του Πιραντέλλο και είδα μόλις ένα θεατρικό του έργο, είναι από τους πλέον αγαπημένους μου συγγραφείς.

    Διαβάστε το…


    https://www.youtube.com/watch?v=8yOfi...

  • Banshees

    Un clásico de la literatura italiana, un libro que nos habla de una joven esposa que es rechazada por su marido al créer que lo engaña, un mal entendido que la marca y la hace caer en la desgracia, Excluida de la sociedad y llevada à la tragedia, un libro que te sumerge en los pensamientos de los personajes y su psicología, una protagonista que llega à sentirse culpable de algo que no hizo pero que a lo largo del libro se da cuenta que ella no tiene la culpa de nada.
    Hay que tener en cuenta la época en que esta escrito, para entender más el comportamiento de los personajes, y es triste saber al leerlo que muy à pesar de en que época se escribo hay cosas que desgraciadamente no han cambiado.
    Pirandello retrata la sociedad de su tiempo desde una perspectiva crítica con el patriarcado, la omnipresencia de la religión católica y la hipocresía social generalizada. No plantea el conflicto con una protagonista pasiva, que se regodee en su papel de víctima, sino con una que, pese a sufrir pérdidas, insultos y degradaciones, sigue adelante con una gran firmeza.
    Me gusto mucho à pesar de el final, que sinceramente me dejo con ganas de más.

  • Saretta

    REcensione su:
    http://wp.me/p3X6aw-zi

  • Mary Savas


    Η πανδημία μας «γνώρισε» τι σημαίνει δυστοπικό περιβάλλον από πρώτο χέρι. Πριν από αυτό, η μόνη επαφή μας με τέτοιες καταστάσεις προερ��όταν από τα βιβλία, ή τις ταινίες, αλλά στη ζωή μας δεν το είχαμε γευθεί. Τώρα μάθαμε να ζούμε σε συνθήκες εγκλεισμού, με καθημερινοτητα που ξεφεύγει από το χρόνο και δεν έχει τόπο, ενώ ταυτόχρονα καταφέραμε να αποκοπούμε βίαια από τη ρουτίνα μας, τις συναναστροφές μας και τις εξωστρεφείς μας συνήθειες υιοθετώντας έναν διαφορετικό τρόπο ζωής.
    Κάτι ανάλογο βιώνει η Μάρτα, ηρωίδα του Λουίτζι Πιραντέλο, στο μυθιστόρημα «Η Αποκλεισμένη» κάπου στα τέλη του 19ου αιώνα. Η Μάρτα έζησε τον αποκλεισμό από την κοινωνία για άλλους λόγους: Για λόγους ηθικής τάξης.
    Όπως σε κάθε περίπτωση αποκλεισμού, τα ημερολόγια καραντίνας είναι ο καθρέφτης, η ιστορία, το ψυχογράφημα και το πορτραίτο των ηρώων της. Ακριβώς όπως τα βιβλία που παράχθηκαν από συγγραφείς οι οποίοι είτε σκιαγραφούν τις δύσκολες μέρες που περνάμε τα τελευταία δυο χρόνια, είτε οικοδομούν ιστορίες που ξεφεύγουν απο αυτόν τον αποκλεισμό. Το μέσον μπορεί να διαφέρει, αλλά τελικά ο σκοπός είναι ίδιος: σκοπός παραμένει η διαφυγή, το ταξίδι, η απόδραση, ή το όνειρο.
    «Η Αποκλεισμένη» -το πρώτο μυθιστόρημα του Ιταλού νομπελίστα Λουίτζι Πιραντέλο πλουτίζει την παγκόσμια λογοτεχνία με το πορτραίτο μιας δυναμικής και αποφασιστικής γυναίκας η οποία αντιστέκεται στην άγνοια και στις κοινωνικές προκαταλήψεις της εποχής της. Η ηρωίδα, με το έντονο πάθος για χειραφέτηση που τη διακρίνει, αντιπροσωπεύει πλήρως το πρότυπο της σύγχρονης γυναίκας μολονοτι βρισκόμαστε στα τέλη του 19ου αιώνα.
    Στο επίκεντρο βρίσκεται η «αμαρτία» της Μάρτας να αλληλογραφήσει με έναν άνδρα, ή να «αναγνώσει» επιστολή του, ενώ είναι παντρεμένη. Εκείνος δεν είναι άξεστος και απλός. Δεν δουλεύει σε βυρσοδεψείο, είναι φιλόδοξος, μορφωμένος και εκλέγεται στην πολιτική. Χρησιμοποιεί όμορφες λέξεις, περιγράφει με γλαφυρό τρόπο συναισθήματα και όμορφες εικόνες, κάτι ιδιαιτέρως ασυνήθιστο για την εποχή, ενώ η… απόσταση με την πεζή ζωή της Μάρτας, την οποία πολιορκεί, λειτουργεί με έναν τρόπο μαγικό. Ο Πιραντέλο δεν μιλάει για μια «παραστρατημένη» σύζυγο. Δεν σχολιάζει τις πομπές της. Μιλά για τον φαρισαΪσμό του όχλου που την καταδικάζει στο όνομα της ηθικής, με μόνη απόδειξη μια ένδειξη ότι διέπραξε σφάλμα. Η υπόθεσή της απασχολεί την μικρή κοινωνία στην οποία ζει, αλλά και φυσικά τη δική της οικογένεια η οποία την απορρίπτει και την π��ριθωριοποιεί μέσα στο ίδιο της το σπίτι. Ο πατέρας της πεθαίνει μέσα στην ντροπή του, απομονωμένος μετά το συμβάν μέσα σε ένα σκοτεινό δωμάτιο. Απομένουν μόνες και δυστυχισμένες, η Μάρτα, η αδελφή της η Μαρία και η μητέρα τους. Μόνο μία φίλη σχεδόν ομοιοπαθούσα στο δικό της παρελθόν, μπαινοβγαίνει στο σπίτι τους, όλοι οι άλλοι τις έχουν εγκαταλείψει.
    Για ποιο λόγο θα πρέπει η Μάρτα να μετανοήσει? Ποιο αμάρτημα διέπραξε ώστε να αξίζει την τιμωρία του αποκλεισμού, την ταπείνωση,τον εξευτελισμό, τον θάνατο του πατέρα και του παιδιού της, το συνεχές πένθος και την ένδεια? Γιατί πρέπει να υποβάλλεται στο «μικροσκόπιο» μιας κοινωνίας υποκριτικής και «καθώς πρέπει» ακόμα και για να μπορέσει να προσληφθεί για εργασία κάπου, ώστε να καταφέρουν να επιβιώσουν?
    Η «αποσυνάγωγη» σύζυγος προσπαθεί να αντιπαλέψει αυτό το φαλλοκρατικό μεσαιωνικό τέρας -την κοινωνία- σε ένα χωριό της νοτιας Ιταλίας, έναν τόπο που προφανώς ποτέ δεν άγγιξε η αναγέννηση και ο διαφωτισμός. Η Μάρτα αγωνίζεται να κερδίσει τη θέση που της ανήκει στην κοινωνία, αλλά όσο εκείνη δεν καταθέτει τα όπλα, τόσο αγριεύει και το περιβάλλον γύρω της. Όσο επιχειρεί να μπει στον επαγγελματικό στίβο και δεν σταματά να πασχίζει, τόσο η κοινωνία την σπρώχνει και την βυθίζει στο βούρκο της ανυποληψίας σαν τον εγκλωβισμένο σε κινούμενη άμμο.

  • Alejandro Teruel

    Aunque se trata de la primera novela de Pirandello y es previa a toda su obra teatral, ya muestra la mayor parte de las características de las obras pirandellianas, en particular la crítica a la moral pequeño burguesa italiana de la época, el humor entre irónico y mordaz, la velocidad, agilidad y autenticidad del diálogo, la vitalidad de los personajes bajo las máscaras obligadas de las convenciones y el lirismo y el costumbrismo de sus obras ambientadas en Sicilia.

    La novela está dividida en dos partes. En la primera parte, que considero la más lograda, Pirandello muestra cómo un apresurado salto a conclusiones conlleva a un quisquilloso esposo de la época a botar a su esposa, Marta Ajala, de la casa por unas cartas que considera comprometedoras. El pueblo apoya al esposo y, acicatado por el suegro, inicia una maledicencia y persecución feroz e hipócrita contra la esposa y su familia que los lleva a la ruina. La brillante escena final de la primera parte de la novela, acaecida en plena procesión de los santos del pueblo en que el pueblo físicamente y simbólicamente usan los santos como ariete para atacar una baranda de la casa de familia es imperdible.

    En la segunda parte, los sobrevivientes de la familia, Marta, su hermana y su madre, huyen a otra ciudad donde tratan de recomenzar su vida pero sin que Marta logre sacudirse del yugo trágico que le han impuesto. Marta, aunque es una mujer victimizada por la sociedad patiarcal de la época, dista mucho de ser un pelele y muestra un espíritu fuerte y progresista pero que no le alcanza para salir del marasmo que la persigue. Obra emparentada de cierta forma con La Casa de Muñecas (1879), pero no derivada de ella, escapa de los confines de una casa pero no de la claustrofobia pueblerina ni la estrechez de los prejuicios sociales de la época.

    Como bien se indica en la entrada de Wikipedia en Inglés para la novela, la reacción de Marta a las situaciones :

    ...sólo es parcialmente semejante a la de los personajes típicos de la novela naturalista. Ell revela una psicología mucho más compleja que comienza con una sensación pequeño burguesa de auto-satisfacción por las cartas que le dirige el letrado político Gregorio Alvignani y que gradualmente se convierte en una lucha obstinada contra la sociedad para vengarse económica y moralmente, venganza que finalmente obtiene desprovista de un ápice de felicidad.
    Recomendaría esta novela para aquellos lectores que ya conozcan al menos algunos de sus cuentos magistrales, en su defecto su más lograda obra de teatro Seis personajes en busca de autor (1920) o su novela El difunto Matías Pascal (1904).

  • Searchingthemeaningoflife Greece

    "Δεν θέλουμε να πεθάνουμε στοιχηματίζω. Ακόμη και όταν το μυαλό είναι σκοτισμένο από τις σκέψεις, το σώμα βρίσκει πολλές ευκαιρίες για να χαρεί. Ανάλογα με την εποχή. Μ' ένα ωραίο μπάνιο το καλοκαίρι, κοντά στη φωτιά το χειμώνα, μ' έναν ήσυχο ύπνο, ένα καλό φαγητό, έναν ωραίο περίπατο. Χαίρεται και δεν μας το λέει. Πότε μιλάμε με τον εαυτό μας, πότε συλλογιζόμαστε; Μόνον όταν μας αναγκάζουν αντίξοες καταστάσεις. Έτσι ο κόσμος μας φαίνεται γεμάτος από δεινά και μόνο. Αντίθετα, σε αυτές που μας τέρπουν, το μυαλό χαλαρώνει και σιωπά. Μια στιγμή πονου και μας συγκλονίζει για καιρό, μία γαλήνια ημέρα περνά και δεν αφήνει ίχνος..."

    👧 [Αλλά μία σκέψη την καθησύχαζε, δηλαδή ότι δεν είχε κάνει τίποτα, απολύτως τίποτα, για να γεννηθεί αυτό το τερατώδες πάθος.]

    👧 Αισθανόταν λίγο κουρασμένη, όχι στο μυαλό αλλά στο σώμα' κουρασμένη... Ενώ η μητέρα και η αδερφή της παίνευαν το κουράγιο της και τη συνέκριναν με τον πατέρα της ως προς την ενεργητικότητά και τη θέληση... Για την ίδια, εκείνη αίσθηση μελαγχολίας τα βράδια, εκείνη η απροσδιόριστη ευσυγκινησία που την έκανε να κλαίει, εκείνη η ατονία όπου παραδίδονταν με θλιμμένη απόλαυση τα χαλαρωμένα μέλη της, και η συνειδητοποίηση, τέλος, ότι εκείνες τις στιγμές ήταν αδύναμη αλλά και ώριμη γυναίκα, δεν της ήταν και τόσο δυσάρεστα. Όχι, και βέβαια δεν ήταν δυνατή... Αλήθεια, γιατί έκλαιγε έτσι; Ωχ, παιδιάστικες κουταμάρες... Και συνερχόταν, έψαχνε για το μαντηλάκι της και ριχνόταν και πάλι με τα μούτρα στη δουλειά.

  • Elala

    Pirandello riesce ad entrare nell'anima e nei pensieri di una donna come non gli avevo mai visto fare nelle sue opere più famose, e lo fa con una delicatezza e un realismo degni di nota. La figura di Marta non è mai esagerata o patetica ed è questo che rende le sue sfortune ancora più incisive. Indimenticabile è anche la crudeltà viva con cui dipinge la famiglia e il personaggio di Matteo Falcone, senza nascondere o perdonare niente della meschinità della gente, e, a livello personale, il fatto che i genitori di Marta nel capitolo 3 corrispondano esattamente alla descrizione dei rapporti tra i miei genitori.