Die Panne by Friedrich Dürrenmatt


Die Panne
Title : Die Panne
Author :
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ISBN : 3257230567
ISBN-10 : 9783257230567
Language : German
Format Type : Kindle Edition
Number of Pages : 54
Publication : First published January 1, 1956

Weil sein Auto eine Panne hat, gerät Alfredo Traps in eine Villa, in der vier ältere Herren ein Gerichtsspiel abhalten, das ihnen, ehemaligen Richtern, Staatsanwälten und Verteidigern – zum Zeitvertreib dient. Traps übernimmt die Rolle des Angeklagten, und man versichert ihm, eine Schuld werde sich schon finden lassen.


Die Panne Reviews


  • Orsodimondo

    CI SONO ANCORA DELLE STORIE POSSIBILI?


    Alberto Sordi è Alfredo nel film “La più bella serata della mia vita” di Ettore Scola (1972). Il titolo del film è preso dall’ultima frase del racconto: “Alfredo, mio caro Alfredo! Ma che cosa ti sei messo in testa, santo cielo? Ci rovini la più bella serata della nostra vita!”

    Ci sono ancora delle storie possibili? Storie per scrittori? è il bell’incipit.

    Alfredo Traps, quarantacinquenne rappresentante di tessuti, gira il paese a vendere e raccogliere ordini. Quando ha un guasto all’auto che non vuole più saperne di muoversi, la panne del titolo, e il meccanico gli dice che fino all’indomani non può riparargli la vettura, decide di passare la notte nel villaggio, chissà mai che non ci scappi un’avventura con una fanciulla locale attratta dal forestiero, gli è già successo, e la prospettiva è invitante. Siccome la locanda ha tutte le stanze prenotate per una riunione di allevatori, decide di chiedere ospitalità nella villa che spicca a margine del borgo. Avrebbe fatto meglio ad astenersi.
    Qui trova il padrone di casa e tre suoi amici, tutti pensionati: sono stati un giudice, un pubblico ministero, un avvocato difensore e un boia. Gente abituata ad amministrare la giustizia. I quattro si riuniscono per giocare insieme a rimettere in scena i processi della storia (Socrate, Gesù, Giovanna d’Arco, Dreyfuss…). Quando si presenta Alfredo capiscono che per quella sera il loro gioco può contare su una novità interessante: un imputato in carne e ossa.



    Non vi è più un Dio che minacci, né una giustizia, né un fato come nella quinta sinfonia; ci sono solo incidenti del traffico, dighe che crollano per errori di costruzione, l’esplosione di una fabbrica di bombe atomiche provocata da un assistente di laboratorio un po’ distratto, incubatrici mal regolate.
    Ed ecco che ritorna il Caso a sconvolgere l’esistenza, a scombinare piani e cambiare la carte in tavola. Proprio come nel magnifico La promessa.Là un delitto rimasto insoluto, una colpa rimasta senza punizione: qui, forse, una punizione a un crimine non commesso. Processo alle intenzioni?
    Ma, in fondo, se il cinismo di Alfredo si manifesta nel considerare fedeltà, onestà, lealtà, concetti superati e parole fuori tempo, non è forse giusto applicare la legge morale? Il fatto che Alfredo si ritenga senza macchie, la sua mancanza di coscienza, non dimostra invece la sua colpa?
    Colpe e delitti sono solo quelli sanzionati dal codice, dalla legge degli uomini?



    Un racconto che Dürrenmatt costruisce sul tono tra comico e grottesco che genera grande inquietudine.
    La compattezza della costruzione, tutta in una notte all’interno della villa, ha naturalmente prodotto un adattamento, sia teatrale, con finale diverso, meno severo e cruento, sia cinematografico, firmato da Ettore Scola, che secondo me si è preso troppe e inutili libertà rispetto al testo, giungendo a risultato non all’altezza dei suoi film più celebri. O forse dipende dal fatto che

    https://www.youtube.com/watch?v=W-SBv...


    Un momento della lavorazione del film col regista al centro impegnato a spiegare ai suoi protagonisti.

  • Valeriu Gherghel

    Într-un roman de Dostoievski, cred că în Frații Karamazov (trebuie neapărat să verific!), întîlnim un joc de societate. Lumea s-a adunat la o serată, se plictisește de moarte și caută ceva distractiv. Cineva propune ca fiecare participant să mărturisească o faptă de care îi este rușine. Firește că personajele mint sau aleg întîmplări lipsite de orice semnificație. Nimeni nu recunoaște că a comis cu adevărat ceva odios. Nimeni nu e cuprins de remușcări. În Pana de automobil, Dürrenmatt s-a gîndit la un joc asemănător.

    Un individ e obligat să rămînă peste noapte într-o localitate (i s-a defectat mașina) și, pentru că hanul e ocupat, caută o gazdă. Este îndrumat spre casa unui localnic și primit cu maximă amabilitate. Gazda, un bărbat în vîrstă, îi spune că nu-l va costa nimic și că va petrece o seară pe cinste. Nu va fi singur. Vor sosi cît de curînd cîțiva prieteni apropiați. Cînd prietenii își fac apariția, domnul Traps, protagonistul, e scuturat de un mic frison. Musafirii sînt, de fapt, niște moșnegi: „Se afla în fața a trei hodorogi, cu nimic mai prejos decît bizara lui gazdă. Asemenea unor corbi monstruoși, făpturile lor umpleau veranda însorită”. Va observa cu ușurare că moșnegii nu sînt și senili. Dimpotrivă, sînt oameni de viață, cu o minte vivace și cu un simț al dreptății ireproșabil. Toți au lucrat cîndva în justiție.

    Iau loc la masă. Vinul de soiul cel mai bun (Porto, Neuchâtel, Pichon-Longueville etc.) curge în valuri, mîncarea e mai presus de orice critică: fripturi de vițel, de clapon, ciuperci, delicatese. Cînd se lasă întunericul, o servitoare trupeșă aprinde trei candelabre cu lumînări. Întîlnirea capătă aspecte grotești. Pe măsură ce Traps își deapănă povestea vieții, convivii devin tot mai surescitați: „Auziți, auziți!, orăcăiră bătrînii”, „Bătrînii prinseră a behăi veseli”.

    În acest chip, cîțiva foști magistrați îl judecă - în joacă - pe Alfredo Traps, îl condamnă exuberanți la pedeapsa capitală și, în final, sînt cuprinși de stupoare. Inocentul Traps le-a făcut pe plac...

  • Emilio Berra

    Come per gioco
    F. Durrenmatt non può assolutamente essere considerato un semplice autore di gialli. Anzi, è di certo un grande scrittore ; casomai l'uso del Poliziesco diventa una modalità, una chiave per aprire spiragli sul profondo di una realtà che ci sta intorno.

    Nel breve romanzo "La panne", l'auto di un uomo piuttosto ordinario si arresta, 'va in panne'. E' quasi sera. Nelle vicinanze trova ospitalità nella casa, circondata dagli alberi del giardino, di un anziano e singolare signore, che lo invita a cena a cui convengono alcuni vecchi 'colleghi'. Infatti si ritrova con quattro vegliardi, ognuno dei quali aveva avuto un ruolo nel settore della Giustizia : chi era stato avvocato, chi giudice, chi pubblico ministero ; ogni tanto si ritrovano a cena per giocare...'al tribunale' . Il quarto omino, taciturno, ha avuto una mezza carriera come boia in uno Stato vicino, interrotta per l'abolizione della pena di morte.
    L'unica figura femminile presente, una cuoca-cameriera coi suoi piatti pantagruelici.
    Solitamente amavano rifare famosi processi come il processo a Socrate, ma "era il massimo diletto se si giuocava con materiale vivo" come talvolta accadeva, e quella sera "il ruolo di imputato era ancora libero". Ciò "divertì il viaggiatore di commercio" accolto per la notte. "Disse che era per lui un onore assumere la parte vacante dell'imputato".

    Che cosa si scopre durante quel gioco strano, seduti a gozzovigliare prelibatezze e bere vini pregiati?
    In fondo "c'è sempre qualcosa da confessare". "Chi fra noi può dire di conoscere se stesso, chi conosce i propri misfatti, le proprie colpe segrete?".
    Questa sì che è una sorpresa per il lettore : seduto in allegra compagnia, percepisce che potrebbe esserci lui stesso ; forse, in qualche modo, 'c'è' lui stesso.

    La struttura del romanzo è un meccanismo straordinario. La scrittura di Durrenmatt è davvero bella. Della trama è opportuno non svelare altro.
    Lasciamo pertanto i conviviali e usciamo in punta di piedi. "Fuori c'era lo spettacolo d'una tarda luna, una falce sottile, un lieve stormire fra gli alberi, e per il resto silenzio".

  • Pat

    “… chi se la sente di conoscersi proprio a fondo, non c'è nessuno che abbia la coscienza perfettamente pulita…”

    Alfredo Traps, rappresentante di articoli tessili, rimasto in panne con la sua Studebaker accetta l’ospitalità di un vecchio giudice in pensione. Fa conoscenza con tre amici dell’uomo: un pubblico ministero, un avvocato e un oste (che in occasione delle riunioni ricopre il ruolo di boia), tutti in pensione. Trascorrono le serate mettendo in scena i grandi processi del passato. È il loro divertimento, e quando si presenta l’occasione di avere un imputato in carne e ossa il piacere raggiunge l’apice.
    Invitato a giocare, Alfredo accetta. Non ha da temere, è persona integerrima. Si dispiace, persino, di non poter essere utile, perché mai ha commesso misfatti. Il suo avvocato difensore lo avverte: “La via dalla colpa all'innocenza è sì difficile, ma non impossibile, mentre è un'impresa addirittura disperata voler conservare la propria innocenza e il risultato non può essere che disastroso”.
    Inizia la cena e, con essa, il processo. Fra risate, cibo e alcol in abbondanza Alfredo spiega com’è arrivato alla posizione attuale, racconta della moglie, dei figli, delle relazioni extraconiugali. Cala la maschera. Emergono la pochezza e l’avidità, la mancanza di scrupoli e la passione per lo sfarzo. Il livello alcolico aumenta, e accresce l’eccitazione. Quand’è accusato di un crimine gravissimo, Alfredo s’inorgoglisce, si sente importante, eccezionale. Si entusiasma. Non è più un insulso piccolo borghese, ma un uomo straordinario, unico.
    Alla torta sono tutti completamente sbronzi. Accusa e difesa farfugliano le loro requisitorie, il giudice si chiede se Traps abbia veramente “commesso uno dei più straordinari delitti del secolo”.
    Le risate sono sempre più fragorose.
    “La sentenza! La sentenza!.
    Champagne.
    Poi si sale la scala che porta ai piani superiori.
    Povero Alfredo, rovinare una così bella serata!

    Facciamo attenzione: nessuno è fuori pericolo. Ché a ben cercare, qualche colpa la si trova.

    Racconto cupo dietro l’ironia. Si riflette sulla natura umana, sul senso di colpa e di giustizia, sul destino.
    Curiosa la scelta del cognome di Alfredo, Traps. Già nel nome la trappola.
    Una tragedia abbigliata da commedia.

  • Hendrik

    Friedrich Dürrenmatt spielte seltsamerweise in meiner Lesebiografie bis jetzt keine Rolle. Weder in der Schule, noch später sind mir seine Bücher untergekommen. So gesehen bot der hundertste Geburtstag des Schweizer Schriftstellers einen willkommenen Anlass das zu ändern. Die Panne ist eine ziemlich kurze Geschichte, so dass man vom Inhalt besser möglichst wenig preisgibt. Ein Handelsvertreter hat unterwegs eine Autopanne und landet in einer Runde lebenslustiger Greise. Sie verwickeln ihn in ein Spiel um Recht und Gerechtigkeit. Dabei schwankt die Stimmung stets zwischen ausgelassener Heiterkeit und beklemmendem Ernst. Als Leser weiß man nie so genau, woran man bei den alten Herren wirklich ist. Die Pointe am Ende ist von tragikomischer Qualität und zeigt eine offenkundige Freude des Autors an schwarzem Humor. Geradezu genüsslich lässt er seine Figuren über die Fallstricke des Zufalls stolpern. In einem Interview bekannte Dürrenmatt einmal, dass seine gesamte schriftstellerische Arbeit im Grunde daraus besteht, aus einer Winzigkeit etwas zu machen. Aus einem harmlosen Vorfall eine Geschichte zu spinnen. Im Fall von Die Panne ist ihm das ausgezeichnet gelungen. Ich habe mich jedenfalls bestens unterhalten gefühlt.

  • Steffi

    In der Schule habe ich ohne jede Freude
    Der Richter und sein Henker gelesen. Auch eine Inszenierung von
    Die Physiker in Schulzeiten assoziiere ich eher mit Langeweile.

    Doch nun wird anläßlich des 100. Geburtstages von Dürrenmatt überall sein Werk gelobt. Eine gute Gelegenheit also, sich mal wieder an diesen Schriftsteller heranzuwagen. Und so las ich in einer kleiner Leserunde Dürrenmatts „Die Panne“, und siehe da: Das ist klug, witzig und kurzweilig.

    Ein nicht ganz so heller Textilvertreter gerät in die Runde dreier Juristen und der gespielte Prozess wird zunehmend bitterer Ernst. Oder wie es einer der Beteiligten ausdrückt: „ein Verbrechen lasse sich immer finden“.

    Das Ende der Kurzgeschichte ist umso überraschender, als die altmodische Profession eines der Beteiligten nicht angewendet werden muss. Und apropos altmodisch: Vieles scheint hier zeitlos: „Garagisten ist man ausgeliefert wie einst Raubrittern, noch früher Ortsgöttern und Dämonen.“ Und so fühlt sich manchmal auch der Prozess an wie eine Art Hexenprozess, bei dem Unschuld ausgeschlossen ist und das Urteil bereits vorab feststeht.

    Interessant zudem, dass Dürrenmatt den Stoff auch als Hörspiel bearbeitet hat und die Geschichte dort ganz anders enden lässt.

    Zudem wurde ich angeregt, einige mir unbekannte Begriffe nachzuschlagen und habe dabei von einer illustren Vereinigung namens Schlaraffia erfahren.

    Ich habe auf jeden Fall Lust bekommen, mehr von Dürrenmatt zu lesen und auch „Der Richter und sein Henker“ wird eine zweite Chance bekommen.

  • Matteo Fumagalli

    Videorecensione:
    https://youtu.be/MRqz8Fssbtw

  • Peter

    Oberflächlich besehen ist "Die Panne" ein skuriles aber ämusantes Stück. Unter der Oberfläche aber lauert die Menschenverachtung des Justizapparates und seiner Vertreter. Hier geht es nicht mehr um Gerechtigkeit, sondern nur noch um einen in den Gerichtssaal verlegten intellektuellen Zweikampf zwischen Staatsanwalt und Verteidiger, dem der Richter kopfnickend beiwohnt. Von Gerechtigkeit ist keine Rede, dort wo sich ein Verbrechen immer finden lässt. Dessen Aufdeckung ist kein schmerzhafter Prozess, sondern ein Genuss, begleitet von einem Festmahl, dass sich mit der Schwere des Vergehens zur Orgie steigert. Und nicht nur erregen sich die Vertreter der Justiz an ihrer Spitzfindigkeit, auch der Angeklagte selbst rekelt sich in dem Gefühl mit einem perfekten Mord aus der Mittelmäßigkeit herausgetreten zu sein.

  • Dagio_maya

    "Si affaccia il sospetto che non ci sia più nulla da raccontare"

    Racconto grottesco del 1956.
    Tutto nasce da un banale imprevisto: un commesso viaggiatore resta bloccato in un villaggio, la sua auto è in panne. Non essendoci posti nel piccolo albergo viene ospitato da una anziano ed eccentrico signore, Invitato a partecipare ad una godereccia cena con amici si troverà al centro di un processo in veste d'imputato.
    Il racconto nella sua brevità dimostra non solo sapienza di scrittura ma la magistrale capacità di saper raccontare una storia che non sia incentrata su chi scrive.
    Una storia ancora possibile tra le tante che sono già state raccontate.
    Una storia che sceglie un uomo qualunque perchè chiunque potrebbe essere per una volta e per caso il protagonista di una trama che non avrebbe mai immaginato.

  • Javier Ventura

    Novela corta o relato largo, como quieran ustedes. Un divertimento perverso, que se lee en un suspiro.

  • Hend

    Traps , a traveling textile salesman, experiences an auto accident in a small town....
    Was invited to him to a splendid and extravagant dinner ,in a large villa,
    all night he was served a delicious dish after another and one for each course an expensive bottle of wine uncorked…

    his host was a former judge, and the other guests include lawyers, prosecutors, and a former hangman
    Whom represent the knights of virtue and the ones defending justice…
    Who are used to Run daily through a trial, most of them deal with known historical cases…

    over dinner, he was driven into a ridiculous joke and some sort of a strange game(the dangerous game of life and death) and a mock trial .he have taken the role of the accused. Traps being un careful and bragging about his achievements and success stories and there was nothing prevent him from achieving his goal

    was interrogated about the ways he could fulfill his ambition....

    he was found guilty of murder after confessing his sins ,although he hasn't committed the crime ,he was blamed for the victim heart attack ,
    he even found relieve in the words of the prosecutor and was annoyed by his lawyer defense…......
    And at last have the courage to die and found peace in it…..

    The last scene show that although he has a great opportunity to know a lot about himself. And his his inner drives, he still will repeat the same mistakes…
    And didn’t learn the lesson…
    Dürrenmat has chosen a name with symbolic values which accentuate the thematic content of the play…
    (Traps)
    Another symbolize for time, by dawn, they begin their joy and happy hours ,but after sunset it will be time for death….

    One of the best plays I have read,so many inner and deep meanings in a mocking and sarcastic way…..



  • Siti

    Nella forma breve del racconto che raggiunge le vette della perfezione espressa in sintesi, Dürrenmatt è capace di dare vita ad una precisa poetica, non solo quella legata al tema suo più caro e ricorrente, la giustizia appunto, ma anche ad una precisa idea di letteratura, regalandoci al contempo un’amara riflessione sulla vita e sul caos che la domina.
    Lo scritto rapisce subito il lettore con la riflessione iniziale sulla scrittura ancora possibile, sulle storie che ha senso ancora raccontare, laddove l’autore non volesse attingere ai filoni che tradizionalmente vengono percorsi e calcati. È possibile una storia trascendendo il racconto con allegata generalizzazione lirica del proprio Io? insomma quando uno scrittore non vuole parlare di sé allora non c’è più nulla da raccontare? O è ancora possibile farlo e con fatica, facendo emergere un “mondo di panne”?
    L’avvio narrativo è infatti rappresentato proprio da una panne che obbliga il commesso viaggiatore Traps a fare una sosta involontaria lungo il tragitto della sua vita, una sorta di deviazione standard. Si ritrova ospite di un vecchio giudice che con altri tre amici, tra pasti luculliani e robuste bevute, è solito trascorrere le serate inscenando celebri processi della storia in pieno ossequio al cerimoniale, alla dottrina, ai codici, con l’unica variante che concede alla giustizia pubblica di trasformarsi in giustizia privata con intento puramente ludico e introducendo la pena di morte…
    Traps così, in un crescendo di rivelazioni, si ritrova ad assolvere pienamente il ruolo di imputato con a carico un’accusa di omicidio. “Il giuoco minaccia di divenire realtà” … ora è possibile far trionfare la giustizia. In un climax ascendente sempre più teso il lettore è catapultato verso la sentenza mentre registra in Traps una metamorfosi che dal divertito stupore iniziale lo conduce al pieno assolvimento del suo compito del perfetto imputato: egli ha certo una colpa, non era affatto consapevole, e solo in virtù di essa e della relativa idea di giustizia può avviarsi alla giusta espiazione capace di infondere senso al suo vissuto.
    Magistrale racconto che cova nell’assurdo il caos della vita.

  • Andrea

    La vita di un piccolo-borghese, Alfredo Traps, un viaggiatore di commercio destinato a far carriera, prende una svolta decisiva quando un giorno, in seguito ad un evento del tutto casuale e imprevedibile, una panne della propria automobile aziendale, rimane appiedato e decide di trascorrere la notte in una casa che offre ospitalità agli avventori del paese. In questa abitazione si riuniscono tutte le sere quattro pensionati che nella vita lavorativa passata sono stati tutti uomini di legge: un giudice, un avvocato, un pubblico ministero e un boia. I quattro amici hanno uno strano passatempo: inscenare processi, meglio se in presenza di imputati in carne ed ossa.

    Alfredo, dall'alto della sua serena convinzione di essere innocente, di non aver commesso alcun reato, si presta volentieri a tale gioco, volendo mettere alla prova l'abilità di questi curiosi pensionati. Non si deve preoccupare, Alfredo: tanto, “un reato si finiva sempre per trovarlo” e “che lo si voglia o no, c'è sempre qualcosa da confessare”. Un gioco che, intramezzato dall'assaggio di invitanti manicaretti e di pregiati vini, dura tutta una notte, e che via via si fa sempre più tetro, facendo sprofondare i suoi interpreti in una situazione sempre più assurda e surreale, dalla quale, tuttavia, non c'è scampo.

    Dopo “La morte della Pizia”, un altro straordinario racconto lungo, o romanzo breve, che può essere lampante esempio sia della cifra stilistica di Durrenmatt, fatta di narrazione irriverente e grottesca, con echi kafkiani, umorismo nero e feroce satira, sia del pensiero dell'artista svizzero riguardo a tematiche centrali nelle esperienze di vita, individuale e sociale, dell'uomo: apparenza ed autenticità, giustizia e verità, colpa ed innocenza, pentimento ed espiazione. Come ne “La morte della Pizia”, ho trovato qui una straordinaria esemplificazione della visione relativistica e soggettivistica del reale: non c'è verità assoluta, la realtà non è unica ed oggettiva, tutto è interpretabile e ogni fatto non è univoco, molteplici versioni sono possibili, il significato è sempre ambiguo. E anche qui, come nel racconto precedente, il Caso regna sovrano incontrastato sulle vite degli uomini.

    Le vicende che ci vengono narrate da Durrenmatt ne “La panne” possono essere giudicate in due modi. Il lettore può vedere in esse una critica alla vita inautentica dell'uomo qualunque, che si nasconde dietro una comoda maschera di conformismo e che si inganna nel coltivare un'esistenza apparentemente felice, perfetta e di successo. Quando Alfredo, però, capisce che la sua vita è stata costruita sulle menzogne, non può più tornare indietro: la sua mente va incontro anch'essa, come la sua automobile, ad una panne. Ma la critica, se vogliamo ancora più feroce, viene riservata anche agli uomini di legge che, con i propri ferri del mestiere, fatti di cavilli giuridici ed artifici retorici, sono in grado di fare il bello ed il cattivo tempo, punendo oltremisura chi non merita punizioni e lasciando impuniti i colpevoli.

    Nel vedere il modo in cui i quattro pensionati giudicano il povero Alfredo, ci si immedesima in quest'ultimo: un uomo qualunque, che non brilla certo per moralità, un uomo che, come chiunque, non può dirsi totalmente innocente (“i destini si assomigliano tutti”), ma che paga per i suoi errori in modo iniquo. Inevitabile sentirsi schiacciati dal peso opprimente di questo tipo di giustizia: una giustizia privata, vendicativa, altamente fallibile, una giustizia “umana, troppo umana” o, per dirla con le parole di Durrenmatt, “una giustizia grottesca e strampalata, una giustizia in pensione”. Secondo la visione dell'autore, che emerge qui ma anche in molte altre sue opere, la giustizia, per come è pensata ed esercitata dagli uomini, è dunque incapace di giungere alla verità.

    Siamo di fronte all'ennesimo gioiellino che ci ha lasciato Durrenmatt. Si rimane stupiti non solo da quello che lo scrittore ha da dirci, condensando il suo ragionamento in così poche ed essenziali righe, ma anche dal meraviglioso modo con cui egli ce lo dice: ricreando delle vicende terribili, delle storie incredibili, eppure ancora possibili, con una scrittura che provoca e che tocca senza riguardi; una visione sinistra e lugubre, che inevitabilmente porta a rivelazioni scomode e politicamente scorrette; un pungolo che rimane impresso nella mente del lettore, e che immancabilmente lo tormenta.

  • piperitapitta

    Traps, come trappole.

    Poche pagine per raccontare di legge, moralità, pulizia morale e interiore, innocenza e condanna (eterna e non).
    E di senso di colpa, che come un corto circuito improvviso, una panne imprevista, rimette in gioco (e in dubbio) la propria esistenza e la propria condotta.

  • Greg Brozeit

    Dürrenmatt was a compulsive reviser; he never stopped tinkering with his stories, even after they were published. The radio play Die Panne (The Breakdown, translated into English as Traps and A Dangerous Game) was written in 1955 and received an award from a German blind war veterans association.

    Dürrenmatt once again delves into his recurring theme of justice. The car of a traveling salesman, Alfredo Traps, breaks down in a small Swiss village, forcing him to spend the night. All the rooms are rented, so he goes to the home of a retired judge. The judge invites Traps to join him and three friends, all retired—one a prosecutor, one a defense attorney, and one who we later learn was an executioner—for an evening dinner featuring a number of exotic wines. The judge asks Traps to play a game with them in which they all reprise their former professions. But as the play goes on and they get more drunk, the trial takes an unexpected and serious turn when the prosecuting attorney reveals, through Trap’s own admissions, serious charges involving life and death.

    Twenty years later, Dürrenmatt took up the story again as a two part stage play. Although the basic plot is similar, he adds new characters, makes the drinking episodes very funny, and Traps is more of a multi-dimensional figure. In this case, Dürrenmatt expands the theme of a car breakdown (Panne) to Traps mental breakdown.

    This short volume demonstrates Dürrenmatt’s ability to take a story and remain true to the general plot while going in widely varying directions. When read together, each version makes the other better and more interesting.

  • Tabuyo

    Una historia cortita pero muy entretenida que me sacó más de una sonrisa.
    El libro trata de un viajante al que le deja tirado su coche y tiene que pasar la noche en casa de un anciano que le da alojamiento. A la hora de la cena reciben a un grupo de jubilados y para entretenerse hacen una representación de un juicio con el viajante como acusado.

    Ha cumplido mis expectativas porque ya desde la primera página supe que era una lectura fresca, de esas que sabes que vas a disfrutar aunque no sepas de qué va a tratar la historia.

  • natura

    Una pequeña joyita en la que un inocente “juego” propiciado por unos peculiares jubilados acaba de forma inesperada.
    Los retratos de los protagonistas son impagables, y la reacción del incauto que cae en sus redes, maravillosa. Una lectura amena gracias a una prosa precisa, un conocimiento del alma humana más que notable y una trama inteligente e interesante. Fantástica.

  • Silvia

    "Che cosa non si finisce per raccontare davanti ad un bicchiere di vino"

  • Claudiu

    Nuvela aceasta aminteste de procesele de constiinta ale personajelor lui Dostoievski, doar ca acestea nu se intind pe sute de pagini, ci, aici, sunt concise si chiar imbraca forma unor procese de la judecatorie, iar psihologia este doar schita, creionata. Tuse subtiri, subtiri.

  • Barbaraw - su anobii aussi

    Lucido sarcasmo
    Solo un maestro può in un racconto di questa brevità dare spazio ad una riflessione profonda ed ironica sul modo in cui conduciamo le nostre esistenze e sul modo in cui ce le raccontiamo. Con lo sguardo di un entomologo, Durrenmmat osserva un uomo medio messo nella situazione di sospensione momentanea della sua vita abituale a causa di una panne. Inaspettatamente si trova nella compagnia divertente di tre-quattro "vecchietti", affatto banali. Sono tutti ex-giuristi, avvocati, magistrati ed "esercitano" la loro professione durante cene raffinatissime, abbondanti ed allegre su chi capita da loro, poco importa chi; il fatto è che siamo tutti "colpevoli". Prima lezione.
    Questo è un piano del racconto, che assomiglia a quelle belle storie "alla Conan Doyle": poltrone commode, pipe da fumare, vini eccellenti, conversazioni affascinanti.
    Ma va oltre: il fascino della propria storia di colpevolezza può ammaliare e questo rappresentante meschino, dalla vita un poco insignificante, potrebbe scegliere una versione nuova della sua vita, così tanto più interessante da...mi devo assolutamente fermare qui. Il finale propulsa verso un altro piano ancora.

  • Amaranta

    Una storia curiosa. Un’auto in panne che si rivela essere lo squarcio del velo di Maya sull’anima di un uomo. Farsa o realtà i personaggi si muovono su un palco, attorno ad una tavola riccamente imbandita e fra un formaggio, vino che scorre a fiumi, risate e un tribunale ipotetico con un imputato alla sbarra, la giustizia seguirà il suo corso. Ma è vera giustizia? Tre vecchietti seguono gli eventi, come le Parche sul filo della vita di un uomo, e un quarto li assiste: il boia.
    L’imputato si ritrova a volere ammettere la propria colpevolezza, quasi come una liberazione, pronto ad ottenere il massimo della pena.
    Un racconto breve in cui la tensione verso qualcosa che alla fine succederà si avverte fin da subito in questo doppio binario che la vita segue.

  • EmeJota

    Inquietante y muy recomendable, mejor no decir más para no revelar nada.

  • Chiara

    Voglio leggere tutto di Dürrenmatt. È il terzo romanzo che leggo dell'autore e mi lascia sempre senza parole.

  • Aitziber

    Libro muy cortito, en una hora y media se lee.

    Una averia en el coche lleva a Alfredo a casa de unos jubilados que juegan ha realizar juicios.
    Historia hilarante donde se realiza un juicio muy absurdo. Tiene un fondo maligno y con toques negro.

    Un final inesperado y que me ha gustado mucho

  • Κατερίνα Μαλακατέ


    https://diavazontas.blogspot.com/2019...

    Ο Φρίντριχ Ντίρενματ υπήρξε σπουδαίος θεατρικός συγγραφέα��, σκιτσογράφος και θεωρητικός του θεάτρου. Το θεατρικό «Η επίσκεψη της γηραιάς κυρίας» τον έκανε γνωστό σε όλον τον κόσμο. Εμένα όμως μου αρέσουν πολύ και οι νουβέλες του, που μοιάζουν και δεν μοιάζουν με τα θεατρικά, έχουν την ίδια αίσθηση του γκροτέσκου, κινούνται με την ίδια άνεση ανάμεσα στο κωμικό και το τραγικό, και περιγράφουν την παραδοξότητα του κόσμου μας με μεγάλη ευκρίνεια.

    «Η βλάβη» είναι χαρακτηριστική. Πρωταγωνιστής ο Αλφρέντο Τραπς, ένας εμπορικός αντιπρόσωπος που το πολυτελέστατο αμάξι του «μένει» ένα απόγευμα σε μια επαρχιακή πόλη. Κι εκείνος αντί να περπατήσει μισή ώρα για να πάρει το τρένο, σκέφτεται μήπως έχει κανένα «τυχερό» και αποφασίζει να διανυκτερεύσει. Αλλά τι ατυχία, το αγαπημένο του ξενοδοχείο στην πόλη έχει συνέδριο γουρουνοεκτροφέων κι έτσι το μόνο μέρος να μείνει είναι η έπαυλη ενός ηλικιωμένου, που του παραχωρεί δωμάτιο δωρεάν και τον προσκαλεί για δείπνο με τους φίλους του.

    Ο οικοδεσπότης του είναι συνταξιούχος δικαστής και η παρέα του αποτελείται από άλλα τρία γεροντάκια, ένα εισαγγελέα, έναν συνήγορο δικηγόρο, κι έναν δήμιο. Του εξηγούν πως τους αρέσει να παίζουν το παιχνίδι «δίκη» και πως ο μόνος ρόλος που μένει για τον Τραπς είναι αυτός του κατηγορούμενου. Ο Τραπς, μιας και δεν βρέθηκε καμιά γκομενοδουλειά, δέχεται να παίξει για να περάσει ευχάριστα το βράδυ. Κι έτσι ξεκινά ένα λουκούλλειο γεύμα κατά το οποίο τούς λέει πως μέχρι πρόσφατα δεν ήταν τόσο πλούσιος, ήταν ένας γυρολόγος, αλλά με το που πέθανε ο προϊστάμενός του, πήρε εκείνος τη δουλειά με έναν μεγάλο αντιπρόσωπο και όλα άλλαξαν για αυτόν, τη γυναίκα και τα τέσσερα παιδιά τους. Επιμένει πως είναι αθώος για το θάνατο του προϊσταμένου του, όμως ο δικαστήριο έχει άλλη γνώμη.

    Η νουβέλα είναι εκπληκτική, παίζει με το συνεχές σασπένς, ποιοι είναι αυτοί και τι νομιμοποίηση έχουν, θα εκτελεστεί με κάποιον τρόπο η ποινή, βάζει τον Τραπς- και εμάς- στο δίλημμα τι είναι ηθικό και τι νόμιμο και δίνει με εξαιρετικά λιτά μέσα την εικόνα της κοινωνίας, που δεν διαφέρει πενήντα χρόνια μετά και τόσο από τη σημερινή. «Η βλάβη» είναι ένα έργο συμβολικό όλης της παράνοιας του σύγχρονου κόσμου μας, της ανάγκης για κατανάλωση, της πιεστικής καθημερινότητας, των οικογενειακών δεσμών. Όπως λέει ο ίδιος ο συγγραφέας εξάλλου στο πρώτο μέρος: «[]δεν απειλεί πια κανένας θεός, καμία δικαιοσύνη, κανένα πεπρωμένο[], αλλά τροχαία ατυχήματα, σπασίματα φραγμάτων εξαιτίας κακής κατασκευής, έκρηξη ενός εργοστασίου ατομικών βομβών, προκαλεσμένη από έναν αφηρημένο βοηθό εργαστηρίου, λάθος ρυθμισμένες αναπαραγωγικές μηχανές. Σ’ αυτό τον κόσμο των βλαβών οδηγεί ο δρόμος μας, στη σκονισμένη άκρη του οποίου, δίπλα στις ρεκλάμες για παπούτσια Bally, Studebaker, Icecreme και τις αναμνηστικές πλάκες των σκοτωμένων σε δυστυχήματα προκύπτουν ακόμη μερικές πιθανές ιστορίες, ενώ από ένα κοινό πρόσωπο κοιτάζει η ανθρωπότητα, η ατυχία επεκτείνεται χωρίς πρόθεση στο γενικό, το δικαστήριο και η δικαιοσύνη γίνονται ορατά, ίσως και η χάρη, συμπτωματικά, αντικατοπτρισμένα στο μονόκλ ενός μεθυσμένου».

  • Ender

    Lectura rápida y divertida. El libro es muy corto, aporta diversión, socarronería, ironía y brochazos, que no pinceladas, de humor negro.

    Te esperas un final y te comes otro diferente.

  • Mariafrancesca di natura viperesca sta con gli ultimi della terra

    Scrissi di là il 14 Aprile 2014, un lunedì

    “Se uno non intende raccontare di sé né romanticamente, liricamente generalizzare il proprio io, se non si sente affatto obbligato a parlare con assoluta veridicità delle proprie speranze e delle proprie sconfitte, o del proprio modo di fare all'amore, come se la veridicità ne facesse un caso universale e non piuttosto un caso clinico, psicologico, se uno non intende farlo e tirarsi da parte con discrezione, difendere garbatamente le proprie faccende private, ponendosi di fronte al proprio tema come uno sculture di fronte alla materia prescelta, lavorandoci e sviluppandosi attraverso di essa, e voglia, come fosse una specie di autore classico, non lasciarsi prendere subito dalla disperazione, anche se non si possono certo negare le vere e proprie assurdità che ovunque vengono a galla, allora scrivere diventa un mestiere più difficile, più solitario e anche più insensato.”

    Sarà lungo come incipit ma mi evita i tanti blabla che mi ostino a mettere come pezze d’appoggio, senza peraltro essere chiara nelle recensioni, che rappresentano una sintesi dell’essere lettore e del voler essere scrittore.
    Io chiamo con una sola parola, narcisismo, questo piano argomentare di Dürrenmatt che introduce a “La Panne”, un racconto lungo o forse un romanzo breve che per quasi un mese mi ha dato da pensare.
    È come se D. avesse toccato i denti più affilati delle mie seghe mentali: lo scarto tra realtà e verità nella messa in scena del pensiero con le regole immutabili delle proposizioni.
    È proprio nella proposizione che si gioca tutto; il processo farsa, che i quattro vecchi del racconto intentano al ridicolo rappresentante di fibre sintetiche, è costituito da proposizioni vere “per tutte le possibilità di verità delle proposizioni elementari “: Alfredo Trabs odiava il suo principale; il suo principale è morto.

    “ Ciò che nell’uomo borghese appariva come un caso o come semplice necessità di natura, come una malattia,[... ] si presenta qui come un necessario risultato di natura morale.”
    Ne consegue che anche la morale non è che un fatto dialettico la cui verità è legata alla struttura delle proposizioni, come ben sanno i principi del foro.
    E tutte le proposizioni che stanno tra quella che enuncia l’odio del rappresentante e quella che ne asserisce la morte, sono assolutamente vere, ma non reali.

    Il caso imprevedibile, che domina la vita, è il palcoscenico su cui sono chiamati a recitare il giudice, il procuratore, il gaudente avvocato, il boia in pensione e il borghese piccolo piccolo, degno rappresentante di una società tanto “leggera”da essere volatile.
    La logica stringente delle proposizioni messe in atto dal procuratore e persino la requisitoria finale del giudice ubriaco - logica messa in forse dall’avvocato con una debole difesa giocata sul principio di realtà che, come è risaputo, fa a pugni con l’ordine precostituito del linguaggio - hanno una tale forza di verità da coinvolgere e convincere l’imputato che, in un delirio di onnipotenza, si identifica con la parola “assassino”, innalzandosi tra chi domina il caso.
    Certo, dal suo nuovo punto di vista, Alfredo Trabs non può che sentirsi “onnipotente”: la sua scalata sociale è il frutto del suo “volli, fortissimamente volli” al di là del bene e del male. Si crede finalmente il superuomo che sfugge alle grinfie della giustizia, finta messa in scena nei tribunali veri a uso e consumo delle mezze calzette.
    Ma, negli istanti in cui ubriaco fradicio a fatica raggiunge la sua camera, si rende conto della finzione. Grazie all’alcol, sospetta. La caduta dell’illusione di essere un potente angelo del male deve essere stata terribile: si impicca.

    Non c’è spazio per il senso di colpa in questo finale, come non ce ne fu per Raskolnikov. E' la consapevolezza di non avere ucciso nessuno e di non essere un superuomo che lo annienta. Dürrenmatt, a differenza di Dosto, non crede al “cuore” umano e a nessuna delle surfactazioni, come la giustizia e le sue leggi, messe su per difenderne “le ragioni”.
    Per lo scrittore, l’unica legge cui sono sottoposti gli uomini e cui sono costretti a ubbidire è quella del caos che regge il caso. Chi lo domina è Dio, la cui conoscenza ci è vietata.
    Tali e quali le formiche che nonostante la loro complicatissima organizzazione sociale non possono evitare il piede che le schiaccia: non ne hanno e non ne potranno mai avere consapevolezza.

  • Francesca

    Chi fra di noi può dire di conoscere se stesso, i propri misfatti, le proprie colpe più segrete?

    Dürrenmatt è un autore che non delude: nei suoi scritti, solitamente piuttosto brevi, condensa tutta la sua poetica, la sua visione dell’uomo, in modo spesso spiazzante e lasciando il lettore a rimuginare su temi che talora sembrano assodati e definitivi.

    Non è da meno La panne. Una storia ancora possibile, in cui l’auto del protagonista, Alfredo Traps, un rappresentante di tessuti, va in panne, così da trovarsi a dover pernottare nel paese, con la speranza di godersi una piacevole avventura. Traps trova alloggio nella vecchia villa di un giudice in pensione che per fuggire la noia e la solitudine offre gratuitamente una stanza a persone di passaggio, in cambio di partecipare alla cena con dei vecchi amici, pensionati ex colleghi, con i quali per gioco si simulano processi in cui l'imputato è l'ospite. Tra una portata e un bicchiere di vino, Traps racconta la storia del suo ex capo, morto casualmente prima che lui prendesse il suo posto e tra gioco e realtà, tra toni surreali e drammatici sull’onda di speculazioni spiazzanti che portano il protagonista a reazioni ancor più inaspettate, l'invitato verrà accusato di omicidio con una sentenza di condanna a morte.
    È un gioco. È una finzione. Però…

    La vera indagine di Dürrenmatt si rivolge alla giustizia, al diritto e al suo compito – e pretesa – di giungere a decretare quale sia la Verità, a discernere colpevoli o innocenti, attraverso canoni e leggi rigorose. A tutto ciò però sfuggono le tensioni umane più intime, etiche, inconsce, non manifestate o esplicate in azioni, le quali possono ribaltare un verdetto.
    Colpa e innocenza diventano non più così nette, bensì assumono sfumature labili: se non si guarda solo ai codici, ma alla filosofia morale e alla logica, anche il pensiero, il desiderio, le pulsioni profonde possono essere oggetto di giudizio, e pertanto di condanna, di colpevolezza.

    Tutto questo crea un quadro angosciante, spiazzante, che richiama echi della tragedia greca, in cui la giustizia, le leggi degli uomini e degli dèi, la morale, non sempre potevano essere giudicati dallo stesso tribunale o rispondevano agli stessi ordini – non senza un richiamo al nietzschiano “non esistono fatti, ma solo interpretazioni” o all’Heidegger di “più in alto della realtà si trova la possibilità”.

    Proseguendo la cena, in Traps e nel lettore aumenta il disorientamento, il retrogusto amaro, la sua drammatica consapevolezza, il senso di inquietudine, e quel momento in apparenza gioviale assume toni teatralmente sempre più allucinati, grotteschi.

    La struttura del romanzo è un meccanismo straordinario, che ci fa sentire davvero seduto al posto del protagonista, su questa sedia scomoda, che costringe a interrogarsi su se stessi, nel profondo, e a trovarsi un po’ colpevoli – prima ad allontanarci dal tavolo in punta di piedi, cercando di ricordare che era solo un gioco, tuttavia con un turbamento interiore che non può lasciare tranquilla la coscienza…

    Fuori c’era il chiarore dell’alba, l’incanto del mattino; si sentivano i primi richiami acuti ed impazienti degli uccelli.

    Ma non solo.


    Leggi sul mio blog

  • Czarny Pies

    Faute de pouvoir donner cinq étrons, je le donne une étoile.

    Dans « La Panne », Friedrich Dürrenmatt prend 124 pages pour raconter une histoire qu’un bon compteur tel qu’Edgar Allen Poe ou Franz Kafka aurait raconté en cinq pages. En plus l’idée de base du compte est ridicule et l’exécution est lamentable.
    Un homme d’affaires suisse doit passer une nuit dans un petit village parce que sa voiture tombe en panne. Ici, l’auteur fait appel à la suspension volontaire de l'incrédulité. Parce qu’il n’y a pas de chambres d’hôtel libre, le protagoniste accepte l’hospitalité d’un juge à la retraite. Un ancien procureur et avocat à la défense sont aussi présent. (Ici, l’auteur fait appel à la suspension volontaire de l'incrédulité une deuxième fois). Les trois demandent de participer à un simulacre de procès à titre de procès. Ils expliquent que c’est un jeu qu’ils font régulièrement. Parce qu’il n’a violé aucune loi, le protagoniste accepte. (Ici, l’auteur fait appel à la suspension volontaire de l'incrédulité une troisième fois). Malheureusement le tribunal a droit à condamner non seulement pour des crimes concrètes mais aussi pour la bassesse de l’âme. Inévitablement, on trouve le protagoniste coupable qui pris par le remords, il se suicide. ((Ici, l’auteur fait appel à la suspension volontaire de l'incrédulité une quatrième fois). Les trois juges sont très déçus. Ils trouvent que le protagoniste « a fichu leur magnifique soirée au diable. » (Ici, une ironie qui ne sauve pas une intrigue bourrée des actes improbables.)
    Si « La Panne » avait été un petit compte de dix pages j’aurais pardonné à l’auteur ses maladresses et procédé au compte suivant. Cependant « La Panne » est un petit roman qui prend une soirée à lire. Ses fautes sont alors impardonnables.