
Title | : | Gridalo |
Author | : | |
Rating | : | |
ISBN | : | 8830100919 |
ISBN-10 | : | 9788830100916 |
Language | : | Italian |
Format Type | : | Paperback |
Number of Pages | : | 512 |
Publication | : | First published November 10, 2020 |
Gridalo Reviews
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Credo esistano dei libri in cui l'identità e l'impronta di chi vi sta dietro si configuri come un ingombro che è quasi impossibile da ignorare. Per Saviano è così; arduo non sentire la sua voce dietro le parole scritte, il suo accento, la sua intonazione, la sua gestualità, lo sguardo cupo, l'emozione dietro i discorsi, quella volontà, nata da una tenace impellenza, di imboccare il suo ascoltatore fino in fondo, per accertarsi che le ingoi tutte, quelle parole, che non gliene sfugga neanche una, perchè ognuna di esse ha il costo di una vita, e la speranza inossidabile di salvarne altre, di fare breccia, di scalfire, di incidere.
E per lo stesso motivo credo sia difficile e quasi impossibile prescindere dal proprio giudizio sull'autore, quando si giudica un libro del genere. Ho solo 21 anni, ma ne ho viste e sentite di persone che su Saviano hanno gettato odio e violenza, al pari di quelle che gli hanno riservato una cieca ammirazione sconfinante in inebetita venerazione.
Perchè, c’è poco da fare, per un motivo o per un altro, Saviano è polarizzante.
Mi fa un po’ ridere scrivere queste parole perchè, pur non conoscendolo di persona, penso che detesterebbe sentirsele incollate addosso, perchè la polarizzazione lui la disprezza, perchè annulla la complessità, la appiattisce e banalizza. Eppure è così, è diventato così, nel tempo: perchè se ti piace Saviano, allora sei automaticamente un sinistroide intollerante amante del politically correct e di quella retorica buonista che sa di ipocrisia, e d’altronde se non ti piace Saviano, non puoi che essere un filo-fascista, un violento, un profittatore.
Personalmente, penso che il concentrarsi e focalizzarsi eccessivamente sull’uomo e sul simbolo, sia pretestuoso e fuorviante. La voce di Saviano è salda, è inarrestabile ed è schietta: Saviano è da sempre urgenza. Urgenza di portare attenzione su quello che le persone continuano ad ignorare, a non voler guardare, a non voler capire. E, ovviamente, quello che le persone fanno è esattamente l’opposto: vedono quello che lui e le sue idee rappresentano e vi reagiscono con la più vile tifoseria da stadio. Ho sempre pensato che questo debba essere una dei suoi più grandi tormenti.
Ma il punto è, che non è quello il punto. Saviano parla di cose fondamentali, di cose visceralmente rilevanti. Per me, che apprezzo la sua voce da quando avevo 14 anni e sedevo sul tappeto in salotto, ai piedi del divano, capendo pochissimo di ciò di cui parlasse quell’uomo un po’ cupo e serio che mia madre guardava con trasporto discutere sullo schermo (e tuttavia catturata, forse proprio da quel senso di urgenza), per me è stato facile, naturale, seguire il suo sguardo bucare una dopo l’altra le storie raccolte in questo libro. Per me è stato immediato percepirne la necessità. Ma, mi chiedo, se anche non lo fosse stato, se anche la voce di Saviano mi fosse risultata petulante o ridondante o noiosa ai limiti dell’irritante? No, non un brandello di quella necessità sarebbe venuto meno.
La verità è che questo libro mi ha messa in imbarazzo; mi ha fatto pensare a quanto poco io sappia di quello che accade, di quello che è accaduto. Leggere alcune di queste storie mi ha dato la netta impressione di vivere in una bolla di cristallo sulla cui superficie inizio già a scorgere delle crepature.
Instabile: ecco come mi ha fatta sentire. Questo libro mi ha preso il volto tra le pagine e mi ha gridato a un palmo dal naso l’urgenza. Me l’ha urlata così forte, che mi è entrata dentro, nei muscoli, nello stomaco, nel sangue. È questo il grande potere di Saviano, non i simboli, non le bandiere politiche, non le retoriche che continuano ad appiccicargli addosso come un fiele viscoso e amaro.
Questo è il potere di Saviano: passarti sotto pelle l’urgenza, quella stessa che lo anima e lo tormenta da anni, quella che lo ha portato, nel bene e nel male, dov'è ora.
L’urgenza di cambiare questo mondo dannato che mortifica, uccide, maltratta, abusa, che non funziona per nessuno, nemmeno per i più fortunati tra noi. L’urgenza di fare il cambiamento, ma, soprattuto, l'urgenza di diventare cambiamento.
Il valore di questo libro, per me, sta in questo, sta nelle grida che Saviano ha liberato attraverso queste storie, e in quelle che, auspicabilmente, ha innescato nelle gole dei suoi lettori. -
« Galileo poteva abiurare perché, mentre abiurava, la Terra continuava a muoversi, a girare intorno al Sole. Le verità di Giordano Bruno, invece, se le negava si spegnevano, si fermavano. E allora non restava che morire per affermarle. Quella morte è il suo grido sull'infinità libertà del pensiero e sulla possibilità che, tramite esso, infinito mondi sono possibili.
Gridalo che la parola resiste al fuoco. »
Roberto Saviano, in quest'ultimo libro, scrive sulle parole, attraverso una mappa fatta di storie: parole di chi pensa diversamente da te, parole di denuncia, di saggezza, di guerra e di amore, di comunità e di popoli, di aggettivi perché è in quello che risiede il pensiero, di chi non tace e di chi ha gridato "mamma" come ultima parola, ultimo respiro.
Roberto Saviano le sa raccontare le parole, non solo perché è uno scrittore, ma è uno scrittore capace - sono un po' di parte, visto che ho letto tutti i suoi libri, e lo seguo nelle interviste. -.
Il suo libro riempie il senso di vuoto con la conoscenza, perché più sai, più sai capire il dolore. Che la felicità o è collettiva o non è, che la libertà o è di tutti o non è.
« Gridalo che tutto deve cambiare. » -
"Avevo voglia di urlare, volevo gridare, volevo stracciarmi i polmoni, come Papillon, con tutta la forza dello stomaco, spaccandomi la trachea, con tutta la voce che la gola poteva ancora pompare: "Maledetti bastardi, sono ancora vivo"."
Così si chiudeva Gomorra, libro che ha regalato una popolarità incredibile al suo autore, ma che ha segnato anche l'inizio di una vita che dal 13 ottobre 2006 non è più stata la stessa. La scorta e l'allontanamento da Napoli, su tutti. Le minacce di morte, che ancora persistono. Poi la notorietà, soprattutto attraverso il cinema e le varie apparizioni in Tv, la realizzazione del programma televisivo Vieni via con me, di cui ancora, a 10 anni di distanza, si sentono gli echi. La fuga negli Stati Uniti e la pubblicazione di Zero Zero Zero. Poi il ritorno, che con Gridalo sancisce un punto fermo.
Gridalo riprende l'urlo che aveva chiuso Gomorra e lo supera. Il bisogno di Saviano ormai quarantenne di avvertire un Saviano sedicenne, che frequenta il liceo Armando Diaz di Caserta e ignora il futuro che l'aspetta (un ragazzo che desidera far conoscere a più gente possibile la realtà della sua terra, che addirittura portava i suoi parenti in pellegrinaggio nei luoghi dove venivano uccise le persone per mano della camorra), si trasforma in un manuale per evitare le trappole, per imparare ad andare oltre la superficie, a non fermarsi all'apparenza delle cose. All'interno del libro si trovano le storie di persone che hanno lottato per la libertà, che hanno cercato la verità senza fermarsi, e che hanno pagato con la vita o con una macchina del fango che ne ha distrutto la dignità. E come in Gomorra, in Vieni via con me e in Zero Zero Zero, siamo noi lettori a poter cambiare le cose, ad avere la possibilità di far diventare nostre le storie dei vari Ipazia, Giordano Bruno, Martin Luther King, Pierpaolo Pasolini, Daphne Caruana Galizia, ad avere la possibilità di farle diventare storie di tutti. Eccezionale nei contenuti e superlativo nella scrittura, con Gridalo Saviano cerca di scuotere la nostra apatia, rivendica il diritto a ribellarci e a indignarci davanti alle ingiustizie sempre più frequenti. A completare un libro già perfetto, le illustrazioni di Alessandro Baronciani che aprono ogni capitolo del libro.
"Il libro è uno strumento che il lettore usa per esprimere se stesso, per tirarsi fuori, per pensare, per esistere. Queste pagine certo che le ho scritte io, ma hanno fibra solo se vanno a prendere tutto quello che era nel fondo, quello che tieni dentro, e che ora stiamo, insieme, portando fuori." -
Un fantastico inno alla ribellione, che attraverso vari punti di vista sia positivi che negativi, ci spiega ciò che è giusto e cosa è sbagliato, e ci invita a non sottometterci alle ingiustizie, ma a gridare difronte ad esse.
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Storie vere di ieri e di oggi, da conoscere e sulle quali riflettere. Aperti gli occhi, mano sulla coscienza, non restare in silenzio di fronte all'ingiustizia, rendendoti complice – ammonisce Saviano, uomo e scrittore impegnato: reagisci, esprimi il tuo dissenso, gridalo.
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‘Il lettore è un cercatore solitario, ma chi cerca scava e a forza di scavare prima o poi trova. Non è il libro che manipola il lettore, ricordatelo, è il lettore che manipola il libro. Il libro è uno strumento che il lettore usa per esprimere se stesso, per tirarsi fuori, per pensare, per esistere. Queste pagine certo che le ho scritte io, ma hanno fibra solo se vanno a prendere tutto quello che era nel fondo, quello che tieni dentro, e che ora stiamo, insieme, portando fuori. Sono io che, in un certo senso, sto scrivendo le tue parole. Questo non vale per tutti i lettori e ovviamente non vale per tutti i lettori.’
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(4.5)
Testimonianze di vite spese per diffondere verità, verità spesso scomode; testimonianze di uomini e donne costretti a subire l'ingiustizia fin nel profondo dei loro interstizi; testimonianze di persone che lottano, che gridano.
Unica pecca è la forte ingerenza delle opinioni dell'autore: l'opera viene presentata come un invito per le nuove generazioni a gridare le proprie idee, ma, in alcuni punti, sembra imporre le proprie - per quanto possano essere condivisibili.
Rimane una bellissima raccolta che ha il potere di ispirare, convincere, guidare, accogliere: molto consigliata. -
“Maggior sapere, maggior dolore”, eppure “conoscere” rimane una strategia vincente e indispensabile ad equipaggiarci contro il dolore stesso, oltre a costituire l’unico antidoto alla paralisi. “Capire allarga la superficie dei nostri scudi, aumenta la massa dei nostri muscoli, fa prendere volume alla nostra fibra, getta malta negli interstizi del nostro gregge, ci mostra la direzione, ci rende scaltri, ci fa prevedere il pericolo, la trappola: vedere l’ingiustizia aumenta la nostra capacità di resistenza”. Bellissimo.
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Impegnativo da leggere, emotivamente coinvolgente, storie forti, che mi hanno scosso. Alcune le conoscevo, molte altre no, ma anche quelle che conoscevo già, le ho osservate da un punto di vista nuovo e diverso. Saviano mi è sempre piaciuto per la lucida analisi che riesce a fare, con parole altrettanto lucide e incisive. In questo libro mi è piaciuta anche la scelta di parlare al sè liceale. Inizialmente non mi convinceva, procedendo però con la lettura, l'ho trovata funzionale e vincente. Senza questo dialogo tra sè e sè, forse il tono sarebbe risultato saccente. In questo modo l'ho trovato invece molto protettivo, un divulgare, uno spiegare, per aiutare quell'adolescente. In quel Roberto mi sono rivista e identificata, in quell'adolescente che vuole e può scegliere e a cui vengono affidati quanti più strumenti possibile per vedere con chiarezza, per non cadere nella comodità del pensiero preconfezionato, per distinguere la verità dalla menzogna. Di questo libro mi è piaciuto il titolo, mi è piaciuto il modo in cui è scritto, ma soprattutto ho amato la conclusione, quell'essere visto da Roberto che ha messo in fuga Saviano, quel finale che non chiude ma in fondo apre la completa comprensione di tutte le pagine lette, di una vita intera a cercare la chiarezza, la comprensione. Non mi sono fermata a quattro stelle, perché la quinta è dovuta alla forza e alla convinzione che trasmette per tutto il libro, anche se spesso mi è risultato doloroso procedere in alcune vicende molto intense ma ben raccontate.
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Un lungo viaggio fatto di ritratti di persone che hanno cercato di lottare per un mondo migliore, scontrandosi con l'ineluttabilità (e la banalità) del male. Un gran bel libro di Saviano, che racconta bene e argomenta meglio... Da leggere assolutamente, per non affogare nella superficialità del qualunquismo e nell'indifferenza di fronte alle ingiustizie, indifferenza che continua ad essere la peggior droga del mondo. Massimo dei voti.
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Lo rileggerò più volte per non dimenticare di gridare. Lo rileggerò più volte per non restare indifferente. Lo rileggerò più volte per ricordare che si possono diffondere informazioni, raccontare drammi, divulgare la storia, propugnare idee in maniera critica e assolutamente coinvolgente. Grande Roberto.
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Forse un po' retorico (nel senso formale del termine), ho preferito altri lavori dell'autore, ma sicuramente c'è tanto cuore, tanta anima, tanta rabbia. Sono molti anni che leggo Saviano e ormai è come ritrovare tra le pagine un amico. Quello che scrive mi emoziona e mi tocca sempre.
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Il libro più bello mai letto.
Dovrebbe entrare di diritto nelle scuole in modo che ogni ragazzo possa leggerlo.
Un testo prezioso destinato a rimanere scalfito nell'anima delle persone. -
È un libro appassionante, coinvolgente. Risulta raro, negli ultimi anni, che un autore riesca a tenere incollato un lettore alle pagine di volumi che l’editoria vuole sempre più imponenti. Ci si ritrova spesso ad acquistare un best seller di una noia mortale, ripetitivo, vuoto. Ma con Roberto Saviano non si corre questo rischio. "GRIDALO”, 544 pagine capaci di commuovere, sorprendere, sollecitare l’indignazione di fronte alle ingiustizie. 544 pagine attraverso le quali l’autore rivela la propria cittadinanza del mondo. Se da un lato egli racconta con modi e toni nuovi, che non esiste la razza, che “popolo” è un concetto astratto e che in realtà non esiste il male commesso da un popolo poiché le azioni sono e rimangono individuali, dall’altro smonta con assoluta onestà - nel senso che non intende usare stratagemmi per insinuare nelle trame del libro revisionismi storici personalizzati, ma vuol raccontare vicende e fatti di inaudita crudeltà avvenuti a diverse latitudini e in epoche diverse - l’idea del “male minore”. Quando ci si trova di fronte alle violenze legittimate dal governo in Ruanda dove uno speaker radiofonico, Kantano Habimana, manipolava la comunicazione con frasi ad effetto come “abbasso la mafia” e poi incitava all’odio verso i tutsi, i perseguitati dai ruandesi, o quando si legge dell'odio razziale di cui furono vittime gli emigrati italiani in America detti "dagos" (“ li chiamano dagos, perché a New Orleans i siciliani sono gli “as the day goes””); quando si legge della barbara esecuzione di Alàa un bimbo di soli 6 anni in Siria e degli orrori perpetrati da Asad, ci si rende conto di quanti Hitler e Stalin sia piena la Storia dell'umanità.
Saviano utilizza un espediente letterario per introdurci in questo stratificato percorso narrativo che si risulta davvero singolare come bildungsroman (romanzo di formazione). Infatti l'autore immagina di incontrare sé stesso a 16 anni, all'uscita del liceo scientifico Diaz di Caserta (dove ha conseguito il diploma) e di illustrargli in una prosa tesa, vibrante, colma di emozioni e risvolti inattesi, le conoscenze della vita acquisite prima da uomo libero e poi da uomo sotto scorta ma soprattutto acquisite da intellettuale capace di collegare fatti apparentemente distanti tra loro. Il “tu” col quale il Roberto adulto si rivolge al Roberto sedicenne diventa un “tu” generico che il lettore o la lettrice percepisce inevitabilmente rivolto a sé. La funzione comunicativa che i linguisti chiamano “conativa” - già il titolo "GRIDALO” è esortativo - stabilisce intimità con l’autore. Ci si sente accompagnati per mano a confrontare l’impatto morale delle nudità rispettivamente di Ipazia e di Giordano Bruno, spogliati prima di essere uccisi; ci si sente accompagnati senza paraocchi a guardare con orrore il cartellone diffamatorio che allude ad Anna Politkovskaja e il video privato di Karina Bolaños; le prestazioni sessuali del famoso wrestler Hulk amplificate dallo spietato business mediatico di Gawker, e quelle adombrate nel maniacale lavoro di taping fatto da J. Edgar Hoover per spiare Martin Luther King; l'atmosfera malsana nella quale trovò la morte Emile Zola difensore dell'integrità di Dreyfus e l'atmosfera apparentemente innocua e semplice dei litorali romani dove l'umanità non era affatto rassicurante come poteva sembrare, perchè lontana dal progresso, ma pericolosa perchè non in grado di filtrare i pregiudizi che uccisero Pasolini. Si passa lungo strade tortuose fatte di poteri sporchi, abili nell’azionare la macchina del fango.
E storia dopo storia Saviano ci esorta a gridare per rompere il silenzio, arma prediletta dai regimi dittatoriali, dalle mafie, dai politici corrotti.
In qualità di bildungsroman il libro risulta singolare, come si accennava sopra, per il fatto che la persona da formare, il Roberto sedicenne, quella che deve superare la prova del fuoco come nella migliore tradizione del genere di formazione, è già formata e ha già superato non una prova ma mille. E l'autore è consapevole che avrebbe rifatto lo stesso percorso e ricostruito il medesimo puzzle. È attraverso la propria personale formazione che Roberto Saviano offre una mappa "una mappa fatta di storie, che non vogliono insegnarci niente, tanto meno a non sbagliare. Ma una cosa la pretendono: aprirci gli occhi."
Il binomio Saviano adulto/Saviano adolescente rievoca per molti aspetti il rapporto maestro-allievo creato da Umberto Eco ne" Il nome della rosa": Saviano adulto/Guglielmo da Baskerville e Saviano sedicenne /Adso. In gioco non c'è una biblioteca fisica come quella del romanzo di Eco ma la parola e la libertà di rivendicarla. Soprattutto c'è la fisicità della parola. Non bisogna dimenticare il “peso specifico” che ad essa attribuisce loscrittore già dai tempi di “Gomorra”.
In entrambi i romanzi, quello di Eco e quello di Saviano, and si cerca la verità sulla base di indizi, dell'osservazione dei fatti e non sulla base di menzogne fabbricate dal potere stesso. Si potrebbe dire che in “GRIDALO” la biblioteca del monastero si trasforma in vicende umane al di qua e al di là dell'Oceano, in ogni punto cardinale, e ciascun protagonista è un libro che l'autore sottrae alla censura e al mortifero silenzio.
Perché “GRIDALO” è in definitiva un romanzo sulla parola, un invito a dire con forza e a gran voce la propria opinione contro le miserie della propaganda e della diffamazione. Tuttavia sbaglierebbe chi volesse soltanto scorgervi il richiamo a ribellarsi alle ingiustizie. Quando l'autore scrive a pagina 24
“ La parola è il pensiero e non esiste pensiero al di fuori della parola.
Più aumenta il numero delle parole che siamo in grado di pronunciare, più si espande e si fortifica il nostro pensiero”
scrive una dichiarazione di poetica letteraria volta a rivalutare e nobilitare la parola, il registro lessicale articolato e non smozzicato, frammentato, o peggio soppresso. Lo scrittore compie un’operazione simile a quella programmata nel Risorgimento italiano che mirava ad alfabetizzare le masse popolari.Lui stesso si pone come esempio di stile letterario controcorrente nel panorama generale dal quale emergono penne capaci delle più atroci storpiature formali e sintattiche pur di incontrare il gusto del pubblico. Ma se come si evince da “GRIDALO”, la massa pensa male e commette il male, non è perché essa esista come entità autonoma dal potere; bensì è chi detiene il potere a piantare nelle teste che formano la massa, il cattivo seme. Lo stesso vale per il gusto del pubblico che non è autonomo dal potere ma forgiato da quest'ultimo.
Colpisce il nitore formale e la ricercatezza del lessico di “GRIDALO”. Colpiscono la compattezza dei periodi e la perfetta simmetria tra momenti narrativi che costruiscono richiami o collegamenti di fatti raccontati in capitoli diversi. Ed è anche un romanzo nel quale l'autore spiega alcuni neologismi, alcune etimologie. Colpisce, poi, un hapax legomenon che si trova nel capitolo 25 "Solo una vite che cade a terra". Qui si narra la tragica vicenda del poeta Xu Lizhi morto suicida. Lavorava come operaio elettronico per la Foxconn.
Risucchiato, logorato e schiacciato dai ritmi lavorativi disumani, Xu diventa l'ennesima vittima del capitalismo malato. L'hapax è un verbo derivato dal latino: impetrare. Si legge:
"Ognuno si impegnava con estrema serietà nel preparare la propria autoaccusa e nell’impetrare il perdono dalla direzione e dai colleghi, perché sapeva che finché non fosse stata fornita una messa in scena credibile, l’autoumiliazione sarebbe proseguita a oltranza."
Il verbo esprime non soltanto l'accezione di richiesta ma, visto il contesto della fabbrica e dell'intera città di Foxconn, rievoca a chi ne conosce l'etimologia il vocabolo " petra" pietra, che nell'altra accezione del termine dá al verbo il significato di pietrificare e ancora rievoca "pater" rimandando ad un rapporto di sottomissione alla figura dominante del patriarca che nella cultura dittatoriale cinese è ancora presente.
Un altro motivo che accomuna il romanzo di Eco a “GRIDALO” è la concezione del bene e del male. Il Saviano adulto rispetto all'adolescente non è manicheo. Formula a un certo punto in “GRIDALO” delle riflessioni con cui si apre un orizzonte di speculazioni filosofiche:
"Ci misuriamo continuamente con il bene e con il male, ma perché il male siamo in grado di riconoscerlo autentico e verso il bene, invece, nutriamo sempre diffidenza? Perché quando scorgiamo all’orizzonte una pratica di bene crediamo ci stiano fregando?
Roberto Saviano afferma con convinzione che il bene autentico esista. Nel corso della narrazione ci porta le prove di come a volte in ciò che appare male si possa trovare il bene e vice versa. Altro punto d'incontro con l’opera di Eco.
Con “GRIDALO”, l’autore ha toccato le vette della bellezza letteraria. Provate a leggere ad alta voce il componimento poetico che chiude il libro, fatto di tutti i “GRIDALO” con i quali si chiude ciascuna storia raccontata e proverete un'emozione unica. Un capolavoro assoluto. -
Sono sempre stato un fan di Saviano, sin dal suo esordio con Gomorra. Per me è una garanzia.
Il libro è ben scritto, le storie raccontate sono state scelte con cura e lasciano il segno, obbligano a riflettere.
Dopo la lettura di questo libro, la percezione che avete del mondo cambierà. -
4.5
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3 e mezzo per le intenzioni, 2 e mezzo per lo stile e il risultato.
Ho dovuto stringere forte i denti per superare la prima parte: qui Saviano è saccente, moralizzante e molto retorico, il testo imbastito in formula di multiple frasi a effetto, concatenate l’una all’altra, sermoni, paternali e motti da Tumblr a catena. Il tutto caramellato e incoronato da parecchi momenti guru/life coach.
Forse peggio ancora la conclusione.
Mi ha sfinito, per quanto tutti i contenuti siano perfettamente condivisibili ed eticamente ineccepibili.
Quando poi entra in campo con le storie esemplari di cui intende parlare (Snowden, Politkovskaja,…) il ritmo migliora e la trama si fa più appassionante e scorrevole. Senza però mollare l’approccio retorico, le frasi emotive e vagamente poetiche, le ricadute nella verbosità prolissa.
Il fatto disturbante è che la presenza dell’autore è pesantissima: cita continuamente i propri pensieri, azioni, opinioni, riporta alle esperienze personali, non si assenta quasi mai dalla scena. E - quando c’è - riprende quel tono moraleggiante e predicante di cui sopra.
Infiniti sono i consigli, inesauribile il tono prescrittivo e paternalistico, sempre molto espliciti: ricorda questo, comportati in quell’altro modo, e così via.
Anche in questa sezione più attiva divaga e brancola, facendo uso di collegamenti logici deboli o arbitrari. Non indaga, ma riferisce fatti già ampiamente noti con l’intento di commentarli e dare loro una lettura etica che rafforza il suo discorso, già però confuso e troppo ampio.
Qual è la tesi di Saviano? Coprire un po’ tutto l’ambito morale dell’uomo contemporaneo e le scelte fondamentali che deve compiere?
Che l’argomento sia troppo esteso è confermato dal senso di confusione a lettura ultimata.
C’è troppa passione, troppo istinto e troppo stomaco. Non sufficiente disciplina, pulizia ed esperienza.
Per riassumere in due parole: pontificante e prescrittivo. -
Un bell’impegno leggere questo libro di Saviano. È denso di storie e ragionamenti. A volte è come una matrioska da cui non smettono mai di uscire 🪆
È anche piuttosto deprimente. C’è un bel po’ di Storia drammatica, di fatti drammatici e di situazione a cui non sembra esserci una via d’uscita. Sicuramente il buon Saviano non ha la soluzione.
Non credo che la soluzione sia gridarlo ma almeno gridarlo rende consapevoli.
Ma a cosa serve la consapevolezza senza l’azione?
Anche questo libro di Saviano, come tutti i bei libri che scrive Michela Murgia, saranno letti dalle solite persone come me che hanno già una sensibilità e appunto una consapevolezza.
Chi mai si metterà a leggere un libro di più di 500 pagine scritto dal Saviano che conosce in tv e sui social se non la pensa come lui? Veramente pochi.
E chi lo farebbe senza pregiudizi, lasciandosi andare al suo raccontare e ascoltandolo per capire e non per giudicare? Credo nessuno.
Siamo un club. Loro sono un club di intellettuali illuminati e noi lettori siamo degli illusi utopici che ci facciamo del male a forza di consapevolezza.
La maggioranza della gente è troppo stanca e stressata per interessarsi al male degli altri (per non dire egocentrica) ma anche chi come me si leggere un libro così al mese poi cosa fa? Lo so e dopo?
Lo grido? A chi? Ai muri?
Nonostante quello che ho scritto finora sono contentissima di averlo letto e lo consiglierei a chiunque. Da leggere un capitolo a settimana, con tanta calma, una compagnia e una riflessione che potrebbe durare anche un anno. -
Ho sentito un richiamo a leggere questo libro quando ancora non era stato pubblicato e compariva nelle pagine dei quotidiani come pubblicità. Poi ho ascoltato l'intervista dell'autore a "Quante storie" su Rai 3 e ho deciso che lo avrei preso sotto forma di ebook.
Dopo qualche capitolo, in realtà ben 14, non riuscivo più ad essere trasportata dalla lettura.Tuttavia, le storie mi piacevano e ho pensato di porre rimedio procurandomi innanzitutto la versione cartacea e poi cercando leggere un capitolo a sera, un po'come una favola della buonanotte.
Devo ammettere che in alcune storie ho trovato i concetti espressi un po' ripetitivi, ma al contempo questo libro mi ha permesso di conoscere storie di persone straordinarie, mi ha lacerato il cuore perché avrei voluto un finale diverso per loro, mi ha dato modo di riflettere su concetti fino a poco tempo fa a me estranei.
Credo sia una lettura perfetta per studenti delle superiori, per quella fascia di età in cui il mondo intorno a te inizia a farsi complicato e necessiti di una visione.
Io ho vent'anni e per me non è stato un libro imperdibile, anche se le vite di alcune persone forse non le avrei mai incontrate al di fuori di queste pagine. Sono però certa che posto nelle mani giuste, probabilmente può fare la differenza.
Ah, è stato il primo libro che sono riuscita a finire dopo 5 mesi! -
Saviano è un bravo scrittore e ciò che scrive si legge in modo scorrevole.
Mi sono approcciato al testo immaginando di leggere storie di personaggi e così è stato, anche se ciascuna storia è stata volutamente trattata in modo più succinto di quanto mi aspettassi, non solo per evidenti ragioni di spazio (le storie sono tante), ma soprattutto perché non era questo lo scopo dell’autore.
Lo scopo è quello di fornire una chiave di lettura dei fatti, della realtà in cui viviamo, per suscitare un comportamento attivo, una ribellione, per non accettare passivamente ciò che ci viene propinato.
Le storie sono raccontate da Saviano adulto a Saviano liceale e in questo ho provato un po’ di fastidio, sentendolo come un testo didascalico, più indirizzato ad un ragazzo in formazione, che ad un adulto.
Ho infatti trovato Saviano piuttosto saccente, moralizzante e retorico, con l’uso continuo di frasi a effetto.
La sua esperienza personale è costantemente presente e rapportata ai fatti descritti: l’autore cita continuamente i propri pensieri, azioni, opinioni, riporta alle esperienze personali.
Insomma, sebbene i contenuti siano condivisibili, non mi è piaciuta la scelta fatta per esporli. Pensavo di trovarmi di fronte ad un saggio, mi sono trovato un testo motivazionale.
Consigliato? Sì, ad un giovane in formazione, nì, ad un adulto.
3 stelle il mio voto. -
Oggi vi parlo di “Gridalo”: l’ultima uscita di Roberto Saviano.
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Sono sicura che lo conoscete già tutti ma ci tengo comunque a presentarvelo brevemente. Su internet viene definito in tanti modi: uno scrittore, un giornalista, uno sceneggiatore italiano. Roberto non è però “solo” uno scrittore (concedetemelo, non vuole essere riduttivo verso la categoria. Sono sicura infatti che gli amici scrittori capiranno cosa voglio dire) ma uno scrittore d’inchiesta, uno scrittore sotto scorta.
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GRIDALO è un libro che ho letto con estrema lentezza. Ho avuto bisogno di tanto tempo per farlo mio, per assimilarlo.
Mi è piaciuto moltissimo ma mi ha anche fatto molto male.
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Saviano da’ al lettore del tu. È intimo e confidenziale. Questo mi ha permesso di entrare ancora di più nelle storie che racconta.
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Ogni capitolo è un mondo a parte. Un viaggio in un luogo e in un tempo diverso. Andando avanti però emerge che così diverso poi non è. Tutte queste persone, tutti questi fatti, sono infatti collegati da un unico denominatore comune: l’ingiustizia.
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Gridalo è un inno alla libertà d’espressione, alla denuncia e al ricordo. Al ricordo perché solo ricordando certi avvenimenti si può avere la forza di non abbassare la testa di fronte a nulla e GRIDARE sempre più forte la propria verità.
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Non avevo mai letto nulla di Roberto Saviano. Oggi me ne vergogno. Sono certa che prima o poi verrà studiato nelle scuole.
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“La delegittimazione distrugge più della morte perché insinua cellule cancerogene non nei nemici, ma negli amici. Ecco perché l’unico modo di combatterla... è gridarlo. Gridarlo forte!”.
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Recensione a cura di: Lo Scrigno di Aria -
Gomorra non mi piaceva, ne il libro ne il film e gli altri di Saviano non li ho letti, quindi conoscevo solo superficialmente il personaggio "Saviano" e non posso dunque definirmi un fan. Ero scettico durante la lettura delle prime 3 pagine, troppo "morboso" pensavo, troppo ridondante, troppi aggettivi. Poi è successo qualcosa. Non mi sono nemmeno accorto e tutto d'un fiato sono sparite 100 pagine poi altre 200, e poi è tutto finito. Ho divorato le storie che Roberto ha proposto, mi sono lasciato aprire gli occhi su acune dinamiche delle quali non ero a conoscenza, ho riflettuto su idee che trascuravo, e nel frattempo mi sono emozionato ad ogni capitolo. Ringrazio il mio amico Mattia che mi ha prestato questa guida di vita.
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Avevo fatto un tentativo di leggere questo libro circa un anno fa ma non ero riuscita ad andare avanti poi quest'anno l'ho ripreso in mano e l'ho letto con altri occhi. Quello che inizialmente mi spaventava e mi tratteneva dal continuare è scomparso o forse sì è trasformato perché ho capito che conoscere le storie della cruda realtà che vengono vissute da altre e che molti ignorano o scambiano per normalità sono tutt'altro che normale. Un libro che spiega il perché di certi comportamenti assunti dalle masse, descrive la sofferenza umana in varie situazioni che i media ci raccontano come se fosse ancora normale oggi soffrire fino a morire per avere un pezzo di pane, un tetto sopra la testa, il diritto di raccontare la propria storia.
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"...il percorso più breve non sempre è quello più sicuro, e il percorso più lungo non sempre è quello più giusto.""
"Per me è impronunciabile il sole, per me è impronunciabile la luce quando nasconde l'ombra. L'ombra esiste proprio perché c'è la luce ed è questo che volevo vedere e mostrare."
"... si fa sempre fatica a credere a un complimeto, ma non si dubita mai di un insulto."
"Bastona qualcuno nell'orgoglio e quello ti salta sull'attenti come il cazzo davanti alla fica..."
"Sentirsi migliori, senza avere approfondito, è come pensare di poter vincere un incontro di boxe, andando in palestra solo una volta al mese.
"Il genere umano non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina."