Microcosms by Claudio Magris


Microcosms
Title : Microcosms
Author :
Rating :
ISBN : 1860467695
ISBN-10 : 9781860467691
Language : English
Format Type : Paperback
Number of Pages : 288
Publication : First published February 1, 1997
Awards : Premio Strega (1997), Leipzig Book Award European Understanding (2001)

In his acclaimed work Danube, Claudio Magris painted a vast canvas stretching from the source of the river to the Black Sea. Now he focuses on the tiny borderlands of Istria and Italy where he was born and where he has lived most intensely. From the forests of Monte Nevoso, to the hidden valleys of the Tyrol, to a Trieste café, Microcosms pieces together a mosaic of stories - comic, tragic, picaresque, nostalgic - from life's minor characters. Their worlds might be small, but they are far from minimalist: in them flashes the great, the meaningful, the unrepeatable significance of every existence.

Microcosms won the Strega Prize in 1997.


Microcosms Reviews


  • Lito

    Γοητευμένη από τη γραφή του Magris!
    Ένας πραγματικός ταξιδιώτης, βαθύς γνώστης της ιστορίας, γεωγραφίας, πολιτικής, λογοτεχνίας της Ευρώπης, εμβαθύνει, και δεν περιφέρεται άσκοπα όπως οι αδαείς τουρίστες, περιγράφοντας μ'εναν βαθιά ανθρώπινο και συγκλονιστικά όμορφο τρόπο τους Μικρόκοσμους της γενέθλιας γης.
    Η πολυπολιτισμική Τεργέστη και η περιφέρειά της, αυτό το αδιέξοδο της Αδριατικής όπου η Ιστορία είναι ένα κουβάρι με νήματα αξεμπέρδευτα, "το σύνορο", πηγή τόσων διαπληκτισμών και αιματηρών πολέμων, η Αδριατική, η θάλασσα που ξεπλένει τις αιματοβαμμένες ακτές της, αλλά και τα δάση, οι λίμνες, τα βουνά, τα νησιά, οι βοσκοί, οι ταβερνιάρηδες, οι στρατιώτες, οι συγγραφείς, οι επαναστάτες, είναι μερικές από τις ψηφίδες αυτού του απίστευτου μωσαϊκού.
    Ένας περίπατος ιστορικός και πολιτιστικός που πραγματικά απόλαυσα!

  • Bookfreak

    ωραίος ο Ιταλός, με μικρές αφηγήσεις μέσα σε άλλες αφηγήσεις ξεδιπλώνει το απεριόριστο της ανθρώπινης εμπειρίας.

  • Laurie

    Magris takes us on a spiraling journey through a variety of less well known areas of northern Italy, southern Austria, Slovenia, Croatia and the Adriatic Sea itself. I use the term spiraling because the depth of Magris' knowledge about these places, all with which he has a personal connection. The individuals chapters are in effect essays about a specific place But each of these places, whether islands in the Adriatic, woods in Slovenia, the countryside outside Turin, the author's home city of Trieste, the Tyrol or others is presented as more than just a geographical location to be described. Often beginning with a description of a visit to the place by the author, colorful stories of local residents begin to unfold followed by tales of the (at least locally) more famous residents, usually authors. All these places are borderlands where people of a variety of ethnicities, religious beliefs, cultures, have overlapped since time immemorial. Microcosms is pure Magris.

  • Librielibri

    "I luoghi sono gomitoli del tempo che si è avvolto su se stesso. Scrivere è sdipanare questi fili, disfare come Penelope il tessuto della storia"

    "La Storia è anche un trasloco, un mettere e togliere arredi dalla soffitta al salotto buono e viceversa"

    Magris "uomo di confine" con una narrazione raffinata scrive una sorta di diario. Rievoca microviaggi in microcosmi.
    Trieste, Grado, il Sudtirolo, piccoli mondi popolati da personaggi più o meno noti descritti con pennellate sapienti.

  • Freca

    Una raccolta di fotografie di luoghi di confine, racconti in cui il protagonista è lo spazio, da cui l'autore parte per ricollegarsi a narrazioni mitologiche, filosofia, storia, letteratura. Ci si ritrova come davanti a tanti quadri con un Cicerone che dipende un infinito retroscena facendoli vivere, pulsare , risvegliarsi.
    Magris sicuramente è estremamente colto e indulge nel mostrarlo anche con un certo autocompiacimento mascherato, ma lo fa con una prosa così affascinante che non pesa anzi invoglia a ad aspettare la successiva digressione, vedere dove quel volo pindarico si poserà.
    Un libro molto particolare, sicuramente non tradizionale, che mi ha ricordato in un certo senso Kundera nell'unione fra riflessioni e narrazione, che si intrecciano pur apparendo a priva vista ben separate all'interno dell'impostazione.
    I personaggi di Magris vengono tratteggiato con poche pennellate, un paio di caratteristiche che però li rende subito ben definiti e permette al lettore di immaginarseli

  • Dvd (#)

    09/11/2016 (***)
    Nel giorno della più clamorosa notizia politica che io ricordi (9/11, che guardacaso è il palindromo di 11/9, ma anche 11 settembre alla maniera anglosassone di indicare le date - che tra l'altro ho sempre considerato profondamente scomoda e inutile fino a quando ne ho colto l'utilità nell'ordinare per date files in una cartella) ho finalmente finito questo libro.
    Dico finalmente perché è stato uno dei parti più lunghi, difficili, affastellati della mia carriera da lettore.

    Non fosse per la stima che ho per il Magris intellettuale (uomo di cultura che mai si è fatto ammaliare dal becerrimo mondo dei media - che tra parentesi odio e disprezzo sempre di più, giornalame vario in testa e in fuga solitaria) , per le sue indubbie qualità di pensatore intellettuale e finanche scrittore (dato il periodare sofisticato, l'uso notevolissimo della lingua italiana, gli approfondimenti intimisti e teoretici) avrei chiuso il libro diverse pagine fa. Cosa per me inaudita.
    Ho fatto una fatica cane, clamorosa a stare dietro a questi racconti - che racconti compiuti non sono, ma affreschi intimi, dettagliatissimi, lenti - e la noia più profonda, ahimè, ha attanagliato praticamente tutta la lettura.

    La prosa è articolata, sempre corretta, ma difficile, laboriosa da digerire, con riflessioni e descrizione anche affascinanti ma lente. Può una descrizione essere lenta, essendo la parola scritta per sua natura ferma? Può, essendo la parola scritta letta, assimilata, compresa, decriptata. E tale processo digestivo può andare dal velocissimo (troppo, quando trattasi di romanzaccio thriller amerikano o da un qualunque racconto affetto da fabiovolismo o paulocoeglismo, risultando così inutile alimento per il cervello) al lentissimo. Ahimè - di nuovo - siamo in quest'ultimo moto, e il processo per me è risultato digeribile come una parmigiana di melanzane seguita da stinco al forno e tiramisù.

    Fosse per quello, più di 2 stelle non si potrebbero dare; tuttavia, non posso dare a uno come Magris le stesse stelle che ho dato a certe schifezze inaudite che mi sono passate sotto mano, se non altro per il semplice motivo che: 1) Magris è un vero intellettuale - che riflette sulle cose, cerca di comprenderle e di elaborarle in maniera sempre brillante e originale - ed è senza dubbio un artigiano della parola di grande levatura; 2) il libro, sostanzialmente una raccolta di ricordi volutamente confusi, è pervaso da un morboso e stagnante senso di morte che pervade ogni impressione, ogni profumo e la cosa, intellettualmente e umanamente, è costruita in modo così efficace da non lasciare indifferenti; 3) le parti di riflessione sulle tipicità dei popoli di frontiera, della loro unicità storica, culturale e geo-topografica, sono bellissime.
    Onde per cui, visto con 3 stelle, pur essendo stata una fatica immane finirlo.

  • Andrea Iginio Cirillo

    ANATOMIA DI UN MONDO

    Mai titolo fu più azzeccato. Sono proprio “microcosmi” quelli che ci vengono presentati in questa serie di racconti, che riguardano quasi tutti il Nord-Est, e più precisamente il Friuli, Trieste, l’Istria e le zone che sono appartenute all’Italia fino al 1947. Un crocevia di culture, da cui traspare l’amore di Magris per quella mitteleuropea, “Absburgica”, ritratta sempre con una piacevole malinconia che ben si adatta alla cultura germanica che fu. Molto presenti tuttavia sono anche quelle slava e, naturalmente, italiana. Storie di irredentismo, di caffè prima clandestini e antiaustriaci (proprio come il San Marco, dagli interni meravigliosi, affascinanti), di boschi in cui perdersi, di etimologie - come in Danubio - che si confondono nel coacervo di popoli che ha abitato questi luoghi.

    E poi, la letterarietà. I riferimenti agli autori del posto e non, l’analisi di una Medea straniera, che soffre in patria per via di un Giasone tutt’altro che eroico; l’orso convitato di pietra in un bosco, Voghera che pare un Bernhard triestino e tanti altri. Perché i microcosmi di Magris sono popolati da una infinità di personaggi, tutti ugualmente degni di esser rappresentati, tutti saturi di una grandezza che, in bene o in male va ricordata. E, sullo sfondo, quasi come un viaggiatore qualunque, il ritratto sfumato dell’autore, che conosce a menadito la sua città, che viaggia e attraversa ogni luogo citato, che incontra i piccoli-grandi personaggi che continuano a fare la storia di queste terre; mai assumendosi un ruolo di protagonista, mai rubando la scena ad altri, bensì agendo dietro le quinte, mimetizzato nel suo racconto.

    E allora, perché tre stelle? Ecco, lo stile. Magris affascina il lettore giocando con le parole, la sintassi, la costruzione delle frasi, ma proprio per questo, a mio parere, risulta a volte troppo verboso e prolisso, caricando eccessivamente le vicende e stancando l’occhio che legge e la mente che interpreta.
    Fascino mitteleuropeo, insomma, ma altrettanta mitteleuropea gravezza. Una via di mezzo che sa, però, di promozione per un libro che mi aveva affascinato fin da quando ne sentii parlare anni fa, ai tempi del’Università.

  • Kuszma

    Tárlatvezetés egy képzeletbeli múzeumban. Kávéházak, erdők, szigetek, emberek és regények a tárlókban, fragmentumok egy földrajzi régióból: onnan, ahol a Földközi-tenger és Közép-Európa találkozik. Kalauzunk nem siet, és nem tolakodó – nem kézen fog, legfeljebb néha, nyomatékosítandó szavait, megérinti könyökünket. Nem érezteti, hogy megsértődne, ha egyszer csak faképnél hagynánk, és nem várja el, hogy mindent megjegyezzünk – neki elegendő, ha csak hagyjuk magunkat elzsongulni. Finom, udvarias, nagy tudású ember. Kissé melankolikus, ami nem csoda, hisz a múzeum felszámolásra vár, és ki tudja, a benne látható tárgyak, helyek, emberek megmaradnak-e az utókornak. Mégsem érzem boldogtalannak – talán mert aki ennyi mindent tart megemlítésre érdemesnek, akit ennyire érdekel saját kisvilága, az nem is lehet boldogtalan. Meg aztán ha a múzeum meg is szűnik, a tárlatvezetés ott marad az emberben – alighanem ez az értelme. Így lesz a múzeum örökéletű.

    A pici pedig szép. Mert végtelen.

  • Federica Rampi

    Dalla laguna veneta alle cime tirolesi, dalla colline torinesi alle isole croate, e poi un caffè in un parco triestino. Perché tutto inizia e finisce proprio lì, a Trieste
    I Microcosmi di Magris sono luoghi segnati da miti antichi - Circe e Medea - e dalle moderne utopie con i loro tragici rovesci, e tra narrazione meditazione c’è il senso di ritrovare la pienezza della memoria.
    Grazie una scrittura ricca ed erudita si resta affascinati da personaggi fugaci: un orso, una bambina in bicicletta, un poeta, un pescatore, un locanda..
    È un libro pieno di incantesimi come Venezia in inverno.
    Magris mescola la sua vita con quella degli amici, la storia dei luoghi che ci presenta, le celebrità locali, la storia europea, la geografia, ci fa viaggiare per il mondo, secondo i suoi desideri e ricordi, cancellando i confini e il tempo per farci toccare la storia degli uomini.
    In Microcosmi tutto è estremamente dettagliato
    Osservazioni, storie e vite vissute diventano un viaggio ricco e malinconico.

    “Il viaggio è sempre un ritorno, il passo decisivo è quello che rimette il piede a terra o in casa.”

  • Ραδάμανθυς Φωτόπουλος

    Πραγματικά τί να πει κανείς για τους μικρόκοσμους του Μάγκρις, ένα βιβλίο που καμπυλώνει τη βαρύτητα στο χώρο γύρω του από την πυκνότητα του περιεχομένου του.
    Πριν μου το ��ωρίσει ένας αγαπητός μου φίλος, δεν είχα καν ακούσει για τον Κλαούντιο Μάγκρις. Πραγματικά απορίας άξιο καθώς όσο διάβαζα το βιβλίο ευχόμουν να μη τελειώσει, ώστε να έχω για πάντα συντροφιά τις παρατηρήσεις των εκκεντρικών χαρακτήρων της βόρειας Ιταλίας, εκεί που τα σύνορα και οι ταυτότητες είναι θολά σαν τα νερά των λιμνοθαλασσών.
    Το πήρα μαζί μου σε πολλά ταξίδια, διαβάζοντας λίγο λίγο σε τραπέζια μικρών καφενέδων και σε δωμάτια ξενοδοχείων, σε τέτοιους μεταβατικούς χώρους όπως του άρμοζε να διαβαστεί.
    Η αφήγηση πετάει πάνω από την περιοχή της Τεργέστης, των βενετικών λιμνοθαλασσών, των Σλοβενικών δασών και των Αλπικών χωριών. Στέκεται για λίγο εδώ και εκεί και μέσα σε μερικές παραγράφους χτίζει τους περίφημους μικρόκοσμους, σμίγοντας τόπους και ανθρώπους, τραγικές ιστορίες με μοναχικές και ρομαντικές φιγούρες και φτερουγίζει ξανά προς την επόμενη στάση.
    Είναι το πιο ταλαιπωρημένο, τσακισμένο και σημειωμένο βιβλίο μου. Ανυπομονώ να διαβάσω κι άλλα έργα του Μάγκρις.

  • Alessandro Speciale

    A book that - as much as this is possible - reconciles one with the prospect of growing old. Getting to know a place as well as your own face, growing roots, learning the local folklore of a hotel lobby, a cafe or a mountain resort - this is what I imagine the passing of time should do.

  • Alfonso D'agostino

    MoglieRiccia a volte piega le coste dei libri e a me ogni volta viene un dolore localizzabile fra la nuca e la parte alta del collo, accompagnata da uno sguardo fra il ferito e l’incazzoso che ci fa ridere entrambi. Poi lei mi prende in giro e dice che leggo i libri con la pinzetta, e in effetti i miei volumi sugli scaffali si distinguono dai suoi perché sembrano usciti da sei minuti dalla libreria. C’è una eccezione: Microcosmi di Claudio Magris. Perché – oltre a essere ADDIRITTURA sottolineato leggermente a matita – è un libro che durante l’anno rimetto spesso nello zaino e di cui spilucco quattro-cinque pagine in metropolitana o in pausa pranzo, e il viaggiare – oltre all’età – non gli ha fatto un gran bene.

    Ecco, Microcosmi mi accompagna, come fa un buon amico. Mi accompagna in diversi luoghi, perché “i luoghi sono gomitoli del tempo che si è avvolto su se stesso. Scrivere è sdipanare questi fili, disfare come Penelope il tessuto della storia” e mi accompagna nella vita, quindi nella mia storia, perché “La Storia è anche un trasloco, un mettere e togliere arredi dalla soffitta al salotto buono e viceversa”.

    Microcosmi è una traiettoria che a Trieste inizia – con le pagine, semplicemente memorabili, che ritraggono il Caffè San Marco – e che a Trieste finisce (nel giardino pubblico, quante letture su quelle panchine…) transitando nella laguna di Grado e nella storia dei suoi figli, attraverso le isole di Cherso e Lussino, spingendosi fino in Alto Adige. Pagina dopo pagina, con una maestria narrativa che non ha eguali nella moderna letteratura italiana, Magris ci regala suggestioni, emozioni, citazioni, riferimenti altissimi e ritratti popolani.

    Io che amo le liste di libri, i 1001 da leggere e il giro del mondo letterario, l’elenco dei premi Strega e via dicendo, prima o poi creerò una sezione Microcosmi, in cui raccogliere tutta la letteratura che ho scoperto grazie a Claudio Magris. E sarà una sezione quasi infinita.

  • Jerry Pogan

    Claudio Magris writes books that are, for me, some of my most enjoyable. The reason is that his descriptive prose can be very challenging, especially for someone with a limited intellectual ability like myself, and requires more effort from me to fully comprehend. He, often, uses very obscure references to places or people when describing something that necessitates my pausing my reading to Google the word in order to fully grasp what he's saying. I've found that I actually enjoy that. This book is very similar to his magnificent book Danube but is focused more on the Trieste region of Northern Italy, where he's from, as well as nearby areas such as Croatia. In the book he describes various regions and tells about their history and the people that inhabit them. The following is a random paragraph that demonstrates what his writing is like:

    "One turns for Cambiano, Chieri is left behind with the red of its towers, its palaces and churches, a red that in nearby Monferrato is even redder still and is martial, wine colour of Piedmont. From Chieri one leaves with Father Bosco's blessing - object of a rather excessive personality cult, which in the church of Santa Margherita places him in privileged position near Jesus and the Madonna while in the cathedral he is flanked, in a Hellzapoppin effect, by Pope Woytila. A little farther on large stone Father Bosco watches and commiserates with San Giuseppe Cottolengo, whose surname entered the Italian language thanks to his work with the severely disabled. Perhaps the idea that God made man in His own image and likeness is not blasphemy and neither is it boasting, because to realize, as Cottolengo did, that monstrousness does not exist but there is only unspeakable suffering that warrants love, is greatness worthy of a God.

  • GONZA

    Abbastanza interessante, anche se spesso ho come la sensazione che l'autore si dilunghi anche in modo eccessivo su una serie di particolari sempre piú minuti. Ma forse sta qui l'essenza del titolo, nella descrizione di quei microcosmi che racchiudono il tutto in un infinitesima parte del reale.

  • Mosco

    Se la tira un po', Magris, non vi pare?

  • Magda

    Interessante raccolta di luoghi, cari allo scrittore. I più interessanti riguardano Grado e la sua laguna e le isole croate.

  • Mario_Bambea

    Frammenti di una MittelEuropa personale.....forse troppo

    brevi schizzi di storie minime che Magris raccoglie intorno alla sua Trieste (il punto più lontano che raggiunge sono le colline di Torino ma il libro inizia e termina nel capoluogo giuliano). Notevole ed apprezzabile nel trovare spunti letterari molto evocativi e ricchi di significato nei personaggi unici che l'autore incontra, il libro a volte sembra girare un pò su se stesso quando Magris disegna arabeschi e strani barocchismi che stonano un poco con l'asciuttezza dei luoghi descritti. In ogni caso una lettura di qualità (anche se si insiste un pò troppo sui pruriti che giovani fanciulle suscitano nei vecchi satiri che si aggirano tra le pagine)

  • Smita

    Alluded to in An Unnecessary Woman

  • Utti

    Essere riuscita a terminare questo libro è, di per sé, un grande traguardo.
    Fin da quando ero piccola i vari Magris sono sempre girati per casa. Autore delle mie zone (anche se più giuliano che friulano come me), Magris ha sempre posseduto un'aura affascinante, ma non mi sono mai azzardata prima di adesso ad avvicinarmi a un suo libro. Forse la responsabilità è di mia madre che l'ha sempre definito noioso, forse mia che ne ero (ne sono) spaventata.
    Leggere Microcosmi è stato impegnativo, ma un qualcosa che rifarei.
    L'autore ha una cura fin troppo ossessiva per le parole (perché usare lutulento e non fangoso? Perché erma acefala invece di un più sobrio busto senza la testa?) che a tratti rende la lettura quasi impossibile. Nonostante la fatica, i racconti riescono a dipingere un mondo, che è anche il mio, in maniera estremamente soggettiva e allo stesso tempo universale.
    Magris parte dell'idea che una terra può essere formata da Microcosmi, spazi estremamente piccoli che rispondono a leggi specifiche in cui le dinamiche interne sono regolate da abitudini e tradizioni. Si parla del caffè come luogo di incontro fuggente, in cui tutti cogliamo solo qualche tratto dell'altro. O delle isole dalmate battute dal sole ma estranee alle dinamiche della Yugoslavia interna.
    Non tutti i racconti hanno a che fare con il Friuli-Venezia Giulia, ma sono proprio questi che sono riusciti a toccare corde profonde e a far risultare tasti nascosti.
    Magris è un narratore delle terre di confine che ha la brutta abitudine di crogiolarsi nella sua bravura linguistica, quando rinunciare a un po' di paroloni gli permetterebbe di raggiungere più lettori e, probabilmente, anche di lasciare un ricordo più dolce.

  • Federico Carciaghi

    "I luoghi sono gomitoli del tempo che si è avvolto su se stesso. Scrivere è sdipanare questi fili, disfare come Penelope il tessuto della storia".

    Denso, labirintico. Magris esplora alcuni luoghi e i vissuti delle persone che si intrecciano con essi. Una scrittura intensa, avvolgente e intricata che mette insieme una galleria di paesaggi dell'anima; un viaggio fatto di incontri e memorie interiori dell'autore e delle persone che animano questi luoghi. Un itinerario alla ricerca di piccoli microcosmi di vita.

  • Svalbard


    Grazie al mio panettiere

    Vicino a casa mia c’è una panetteria. Oltre ai consueti prodotti da forno, preparano anche un dolce particolare, una specie di focaccia dolce che assomiglia vagamente al panettone, ma molto meno dolce. Si chiama “pinza istriana”. Non è un caso, dato che nelle vicinanze c’è un intero quartiere popolare costruito per i profughi istriani, quelli che abbandonarono le loro case dopo la guerra, e ancora abitato dai loro discendenti: casette basse, cortili recintati, molto verde. Non mi è chiaro se il panettiere e la sua famiglia siano istriani, ma la pinza la preparano. La sorpresa, una delle ultime volte che sono andato a comprare il pane, è stata un angolo del negozio adibito a bookcrossing, su cui evidentemente mi sono subito fiondato curioso, e, tra vari libri interessanti, ho scelto questo, peraltro senza bookcrossare nulla, dato che coi libri sono molto possessivo, anche se non mi sono piaciuti e so che non li rileggerò. Non so se l’argomento e l’autore fossero un caso - anche perché nessuno degli altri libri rinviava all’estremo oriente italiano (se italiano si può dire di terre la cui italianità si sfilaccia assai tra slavonia e germània - intese come attribuzioni etnico-linguistiche, perciò dette senza maiuscola, e non come nazioni). E così, grazie al panettiere forse istriano mi sono letto quest’altro Magris, dopo un lontano “Danubio” in cui Magris osannava la tolleranza e la capacità di convivenza delle popolazioni allineate lungo il grande fiume, giusto un attimo prima che cominciasse l’allegra macelleria. Una serie di lunghi capitoli, ambientati in vari luoghi del nordest italico, pieni di significati, di storia e di cultura. In essi le microstorie, quelle di personaggi conosciuti o incontrati per caso, si confondono con le macrostorie, quelle importanti, e con ricordi e reminiscenze poetiche e letterarie. Il tutto, ça va sans dire, splendidamente narrato. Perché Magris, come anche Rumiz, è riuscito a fare della propria triestinità lo strumento per penetrare e raccontare culture tra loro varie e diversissime, che proprio da quelle parti si incontrarono e continuano ad incontrarsi, qualche volta a scontrarsi (e dove si può perfino incontrare un trentenne che parla con nostalgia della grande stagione asburgica, quando Trieste era il porto di Vienna, che ovviamente lui non ha mai conosciuto, e nemmeno i suoi genitori). C’è Trieste, con alcuni suoi luoghi specifici, il caffè San Carlo e il Giardino Pubblico; ci sono le lagune di Grado e Marano con le loro vie d’acqua; l’Alto Adige di Anterselva/Antholz; il Monte Nevoso, ora in Slovenia o forse in Croazia; le isole dalmate, già veneziane, e ancora molto altro… Giusto solo un capitolo appare stonato in questa splendida narrazione che potrebbe diventare il menù di un bel viaggio: quello dedicato alla collina torinese. Perché non è nordest, ovviamente, ma anche perché appare come un mondo troppo piccolo e culturalmente troppo modesto rispetto a quegli altri mondi; un luogo in cui la storia sostò poco e marginalmente (per sua fortuna, forse) e dove si può al massimo raccontare di un prete enologo mentre Trieste e dintorni ci portano gente come Svevo o Joyce. Magris parla poco di sé. Ma gualcosa appare in traslucido: qua e là forse qualcuna delle numerose narrazioni gli appartiene. E l’ultimo capitolo, ora un vero e proprio racconto, elegiaco e commovente, forse appartiene veramente a lui solo.

  • Vito Dichio

    Quando lascio un posto in cui ho vissuto, compro un libro che ne parli: è un modo come un altro per rendere l'addio un po' meno brutale, per lasciarsi poco a poco, senza fratture. Il libro che avrei comprato lasciando Trieste l'avevo già deciso il giorno in cui ci ho messo piede, poi osservato e mai toccato per anni nelle librerie cittadine, poco prima di partire comprato e infine letto nello spazio di lunghi mesi, ogni volta che ho avuto nostalgia, fino a consumarla.

    Microcosmi, di Claudio Magris (Premio Strega '97), è un capolavoro, un libro totale - ovvero di quelli in cui l'autore ha incastonato l'esperienza, le riflessioni, le impressioni sedimentate nell'arco di una vita.
    Un percorso che a Trieste inizia (Caffè San Marco) e finisce (Giardino Pubblico), e nel mentre attraversa la laguna di Grado, le isole croate di Cherso e Lussino, l'Alto Adige (...) Un'infinità di luoghi, personaggi, storie, confini collassano nella densità di un libro, in una manciata di viaggi. «Ogni viaggio - scrive Magris - è soprattutto un ritorno, anche se il ritorno, quasi sempre, dura assai poco e viene presto l’ora di andarsene.»

    Racconti in cui la Storia appare sempre di sbieco, per interposta persona, per bocca di chi l'ha subita («uomini e popoli sono frumento per la storia che li macina»). Viaggi in cui l'unico vero protagonista è un amore sconfinato per la poesia delle piccole cose, per le tragedie private che ognuno si trascina, per la natura che ne è rifugio e conforto:
    «Ma l'epico mare insegna la libertà di riconoscersi sconfitti, pur lottando; libera dalla smania di affermazione e di vittoria che è il segno dell'ossessione di impotenza. E quel fulgore talora troppo intenso è pure invito ad abbandonarsi, a dormire; quella grande acqua spegne la sete, aiuta a capire che non è poi troppo tragico se la risacca cancella l'orma sulla spiaggia.»

  • Fabio Fraccaroli

    I luoghi suggeriscono volti, vite con le loro storie i loro perché, gli incontri animano i luoghi sempre uguali sempre un po' diversi, paesaggi noti ma da scoprire, narrare -sotto un fosco freddo cielo che avvolge tutto, questo non lo si nasconde è il clima genera- malgrado tutto scrivere....paesi, paesaggio: scrittura.
    "Scrivere significa sapere di non essere nella Terra Promessa e di non potervi arrivare mai, ma continuare tenacemente il cammino nella sua direzione, attraverso il deserto....
    Ancora una volta la scrittura come un poesia, dice l'assenza, qualcosa o qualcuno che non c'è più. Poca cosa, una poesia, un cartellino messo su un posto vuoto. Un poeta lo sa e non le dà troppo credito, ma ne dà ancora meno al mondo che lo celebra o lo ignora..."
    "Quel bonario disinteresse corregge il delirio d'onnipotenza latente nella scrittura, che pretende di sistemare il mondo con alcuni pezzi di carta e di sdottorare sulla vita e sulla morte..."
    "Come dice la vecchia storia? La paura bussa alla porta, la fede va ad aprire; fuori non c'è nessuno. Ma chi insegna ad aprire?"

  • Fabio  Amador

    Puede llegar a ser un poco pesado sino se está familiarizado con el contexto geográfico e histórico de la región en la que se encuentra Triste, ciudad de origen de Magris. Como es común en su obra, el autor describe aspectos de una identidad de frontera multicultural.

  • Giuseppe Barba

    "Viaggiare, come raccontare - come vivere - è tralasciare"

  • Roy Rojas

    Feb 2020