
Title | : | الشوارع العارية |
Author | : | |
Rating | : | |
ISBN | : | - |
Language | : | Arabic |
Format Type | : | Paperback |
Number of Pages | : | 184 |
Publication | : | First published January 1, 1943 |
تتميز أعماله بسيطرة نوع من الحتمية عليها وفق منطق داخلي صارم دون تكلف أو افتعال، أو إملاء متعسف من الكاتب.
يعبر عن حياة البسطاء في فلورنسا، ويسرد أكثر الأحداث سوقية واعتيادية، ولكن ينفث فيها روحا سرية غامضة مشوقة.
ولد الكاتب فاسكو براتوليني في 19 أكتوبر 1913 من عائلة عمالية بفلورنسا، وتوفي أواخر سنة 1990. لم يذهب إلى مدرسة بل علم نفسه وتعلم من الحياة مباشرة، وعاش فعلا الخبرات التي يرويها في أعماله.
الشوارع العارية Reviews
-
ها أنت ذا تصل إلى الصفحة الأخيرة، وتترك حي سانتا كروتشي يمضي في صفحة خيالك
ترى فاسكو براتوليني يصافح بحرارة إدوار الخراط ويشكر له ترجمته التي منحته منزلا جميلا في الحي العربي لا يخلو من حس مصري كأن الأحداث تقع في الإسكندرية التي سيكتب عنها الخراط بعد ذلك حجارة بوبليو
وكأنني أستعيد مناقشات الترجمة مع صديقي محسن وهو يعد لكل نص زاده المناسب من حصاد العربية، وهل أنسى أيام ترجمته للطاو وقراءاته المتعمّقة وقتها في الصوفية
لن تشعر بغربة وأنت تسير بجوار فاسكو براتوليني في فلورنسا بجوار النهر والسكة الحديد وعمال الموزايكو والنجار والفران وأسوار السجن وأحلام الشباب والضياع والحرب والموت والهدم والأمل والمحبة الناضجة التي تتجاوز كل المشاعر النزقة والأنانية المغلقة
كأنك تعانق الحي الشعبي في إمبابة عند عمنا إبراهيم أصلان والسيدة زينب عند يحيي حقي ويوسف السباعي أو حلوان عند مصطفى ذكري أو الشوارع الخلفية لعبد الرحمن الشرقاوي
حساسية الواقعية التي تصل استيقاظ الزهر بميلاد الحب في الربيع وجريان نهر الأرنو بتدفق المشاعر والحكايات
وفي الأفق المعتم نسيج عنكبوت تقع في حبائله طموحات الشباب وخيباتهم
حكاية في اللحظة تمهد لحكاية آتية وتستعيد حكاية من صناديق الأسرار المحاطة بكتمان الخوف من الكشف أمام الذات قبل الآخر
تجري القصص مع معرفة النفس، مع الثقة في مودة وليدة خافتة، وتدرك الذات أنها لم تمنح كل شيء، وأن الغد فيه مساحات ستستقبل شمسا جديدة أو قمرا يغمر ظلاما لم ينقشع، كأن كل قصة تدرك أنها مجرد تجربة لقصة لم تحدث بعد
عنوان الرواية الإيطالية كلمة واحدة يمكن أن تكون الحي أو المقاطعة أو المنطقة أو الحتة بالعامية المصرية وهي الكلمة التي كانت سائدة في الدراما الستينية في مصر وتجلت في مسلسل بنت الحتة الذي تحوّل إلى فيلم وكذلك فيلم ابن الحتة ، وحارة نجيب محفوظ بالمنظور الثقافي الذي يشير إلى مكان له سماته الروحية والشعورية والمادية ويحتفظ أهله بمكونات تاريخية وتعبيرية وهموم مشتركة وأقرب ما يمكن أن نطرحه كمثال هنا أعمال إبراهيم أصلان عن حي الكيت كات في روايات مالك الحزين ووردية ليل وعصافير النيل
الحي بكل ما فيه من حيوية تغرس في الذاكرة عالما لا يفارقها
مدركات لا تغادر محطات الرحلة فيظل المكان رحما جامعا لمن عايشوا معا الجدران والأركان والنهر والمرتفعات والمنحدرات والأزمنة
المقاطعة التي تتكون من خطوط متوازية كلوحة الشطرنج، كل مربع متصل بالآخر تتحرك فيه القطع، مع إدراكه لموقعه في الرقعة
والمنطقة النطاق والمجال التي تحد المكان كخط لا يتجاوزه الآخرون بثقافته وخصوصيته وهي التعبير المصري الشائع الآن في الأفلام والأغاني
لم يكن نقص وعي بقدر ما كانت الذات تنال من نفسها أحيانا، هكذا تشعر وأنت تستمع إلى حكايات المتشبثين بالمكان والذين غادروا وعادوا والذين ينتظر الحي عودتهم، والذين انهاروا ولم تمتد إليهم اليد بالعون الكافي، والذين دفعوا ثمن الوهم في زمن الفاشية
رواية تظل معك طويلا ولا تنتهي منها بعد أن تصل إلى الصفحو 184 وكلمة انتهت الخادعة التي تفترض أن النص صفحات يمكن أن تنطوي خارج النفس
حمولة شعورية مشحونة بأسرار التكوين تفيض بها الشخصيات وهي تتوارى في حضن الظلام
وخطابات تكميلية لسد فجوات القصص حينما يكون الراوي بعيدا
وكأنني أرى فاليريو يزيح القناع
عن الوجه الروحي لفاسكو براتوليني
ويظل الحرف الأول علامة سيميائية بمثابة مفتاح تحويل بين الراوي وهو الشخصية المحورية والمؤلف الذي يتدفق سردا
ثلاثة وثلاثون فصلا تحكي رحلة التكوين الخماسي المزدوج
وكأنها أعوام المسيح على الأرض -
"Poiché la speranza era davvero racchiusa nel Quartiere
e mura, lastrici e volti erano una costante testimonianza della
nostra ragione da far valere un giorno. "
I margini della Firenze di allora raccontati con gli occhi del quindicenne Valerio, proiezione dell'autore stesso.
"Posto al limite del centro della città, il Quartiere si estendeva fino alle prime case della periferia, là dove cominciava la via Aretina, coi suoi orti e la sua strada ferrata, le prime case borghesi, e i villini. Via Pietrapiana era la strada che tagliava diritto il Quartiere, come sezionandolo fra Santa Croce e l’Arno sulla destra, i Giardini e l’Annunziata sulla sinistra."
Il Quartiere così vicino e, allo stesso tempo, lontano dal centro.
Piccole botteghe e donne che scendono a far spesa con abiti dismessi.
Fotografie di una povertà composta e dignitosa ma soprattutto valori forti: Amicizia e Amore.
Valerio. Giorgio, Carlo, Gino, Arrigo, Marisa, Olga, Maria, Luciana nel pieno della giovinezza così aperta al possibile eppure così in bilico tra scelte che possono diventare definizioni irrimediabili.
Il romanzo prende l'avvio nel 1932.
Passa il tempo: è il ’35, e passa il tempo e arriva il 1937.
In mezzo il consenso di un popolo al fascismo, la Guerra d’Abissinia, l’olio di ricino, il confino.
Il quartiere, infine, è come un arto malato da risanare perché la dittatura si esprime anche attraverso l’urbanistica e l’architettura.
Abbattere, far scomparire ciò che è considerato malsano, non conforme.
Un romanzo di formazione in tutti i sensi: Valerio che inizia a raccontare con i pantaloni corti e senza coscienza e conoscenza.
Atmosfere e personaggi che pulsano uscendo dalle pagine tanto sembrano vivi.
Splendido tanto da perdonargli la visione manichea così lontana dal nostro presente.
Terzo romanzo che leggo di Pratolini ed è ora che ufficializzi il mio Amore.
"Così era passata una generazione sui lastrici del Quartiere, annerendo dal contatto la cordicella che serviva da guida per le scale buie delle case, di canzone in canzone, dal Piave a Faccetta nera. Vent’anni – e uno stesso coscritto, con uno stesso cognome, veste il grigioverde di soldato, fa la sua guerra per cui gli hanno inventato un ideale. Di padre in figlio si tace per una lunga parentesi l’oscura balbettata speranza.
Fanno la guerra, si dannano in essa (ci muoiono) come in una spensierata vacanza che gli offre diverso il quotidiano dolore.
E se non muoiono (se ci si dannano) la speranza gli si è aperta e svelata, sempre troppo tardi." -
Il Quartiere racconta un popolo che non c’è più
Così Goffredo Fofi nella prefazione.
Questa è la sensazione che si ha leggendo, specie se si è fatto in tempo a vedere di sfuggita quel popolo. I miei nonni erano della stessa generazione di Pratolini, alcuni passaggi del libro mi hanno ricordato i loro racconti, per quanto la miseria della campagna fosse più acuta di quella cittadina. Il quartiere (Santa Croce a Firenze) è il vero protagonista della storia di formazione di Valerio (l’alter ego dell’autore) e dei suoi amici.
Cosa salta agli occhi è che il popolo che non c’è più era costretto a crescere molto più in fretta del popolo che c’è adesso, che quando i calzoni da corti diventavano lunghi, bisognava smettere di indugiare; poi salta agli occhi la solidarietà, il soccorso portato ai vicini in difficoltà, le mamme in affitto, i padri a noleggio, quello di Santa Croce pare un tessuto sociale andato fuori produzione. Gli anni in cui si svolge la vicenda vanno dal 1932 al 1937, verrebbe da pensare che sia l’interludio pacifico fra le due guerre e invece ci viene ricordato che la ferma di leva era di 24 mesi e che si moriva in Abissinia e in Spagna come volontari. Il quartiere darà il proprio contributo in vite umane, fra i suoi membri ci sarà chi come Giorgio capirà in anticipo la fregatura del colonialismo, ma tutti quanti, Giorgio e Valerio inclusi, saranno costretti a partire per il servizio militare. Le donne anagraficamente sarebbero poco più che bambine, lo si dimentica perché agiscono con una maturità e una determinazione impensabili per le adolescenti occidentali odierne.
Ho letto il romanzo senza particolari sussulti fino a quando il padre, nella lettera al figlio militare di leva, ha scritto:
Caro Nano, via de’ Pepi e via dell’Ulivo te le puoi dimenticare. Non esistono più come non esiste più il Canto delle Rondini né il pezzo di via Rosa dove si andava a fare all’amore. Ora di via Pietrapiana è rimasto solo la parte dei numeri pari che ha di fronte i dispari di via dell’Agnolo, e in mezzo c’è un grande piazzale dove batte il sole e i ragazzi fanno buriana. Pare che presto incominceranno a ricostruire, hanno già rizzato una palizzata dalla parte dove su per giù c’era la casa nostra e ci costruiranno la nuova sede del Gruppo Rionale.»
Mi è arrivato il colpo: dopo i suoi abitanti è giunto il momento in cui il quartiere è stato costretto a cambiare. È solo cambiando che si sopravvive, non mi vuole entrare nella zucca eppure l’accettazione del cambiamento è il passo decisivo. La conquista della maturità per Valerio (Nano) avviene quando tornato dal servizio militare decide di stabilirsi di nuovo nel quartiere ristrutturato, di non andare a cercare fortuna altrove come credeva di aver già deciso di fare.
Per noi prigionieri di un quartiere mentale e per voi vagabondi e per sempre Nomadi
https://www.youtube.com/watch?v=_y0HZ...
Colonna sonora
Da una finestra all’altra delle case, dall’una all’altra strada del Quartiere, il motivo di una canzone è ripreso da cento voci: lo interrompono dialoghi e richiami gridati dalle stanze, nelle quali circola l’aria della nuova stagione, che sa di foglie di albero e di segatura bagnata. Il bandolero stanco scende la Sierra misteriosa, sul suo cavallo bianco spicca la vampa di una rosa…
https://www.youtube.com/watch?v=H8Quh... -
Mi sto convincendo che per i romanzieri italiani della prima metà del Novecento il romanzo di formazione sia quello che ai giorni nostri è il romanzo poliziesco: un efficace strumento per raccontare qualcos’altro.
In particolare questo “Il quartiere” di Vasco Pratolini fa il paio con “Il giardino dei Finzi Contini” di Giorgio Bassani: è analogo il tema di fondo; in entrambi i casi siamo alle soglie della seconda guerra mondiale, in entrambi i casi le passioni giovanili vengono vissute come un ricordo dolce amaro che si mescola al ricordo delle nostre città come erano un tempo, prima che la violenza fascista le deturpasse nello spirito e nell’aspetto ( non riesco a convincermi che sia una coincidenza il fatto che l’ architettura fascista abbia riempito le nostre città di odorose merde, in parallelismo alla merda più odorosa di tutte ovvero le leggi razziali). Firenze (come Ferrara nel caso bassaniano) appare tra queste pagine con un aspetto molto diverso da quello che siamo abituati a vedere: questione di tempo sicuramente ma anche di punti di vista. E’ la Firenze di chi è cresciuto sulle rive dell’ Arno, di chi pronuncia la parola “Santa Croce” pensando alla casa ed alla miseria, non certo alla basilica ed al monumento al Sommo che vi campeggia davanti.
Io credo che “il quartiere” sia un gradino sotto rispetto a “Il giardino dei Finzi Contini”, soprattutto perchè laddove quest’ultimo riesce ad essere grande anche in quanto romanzo di formazione, il primo ci regala il suo meglio (e sono pagine immense) quando parla d’altro.
Forse non c’è da sorprendersene pensando che è una storia scritta da un partigiano nel 1944, ma il dialogo tra il comunista clandestino Giorgio ed il fascista Carlo, amici d’infanzia e per questo ancor più diretti nelle loro parole, è il tentativo più riuscito di spiegare cosa sia stato il fascismo in Italia che io abbia mai letto.
La struggente lettera che il protagonista narrante riceve dal carcere, da parte dell’amico Gino finito in prigione per omicidio dopo essere caduto nelle peggiori dissolutezze nel tentativo disperato di riscatto dalla miseria, andrebbe fatta leggere nelle scuole. Sono pagine di grande poesia, che narrano di come dietro un criminale si nasconda un bambino poco amato e cresciuto in realtà familiari distrutte, cresciuto con l’incapacità sociale che si nasconde nell’invidia, nel bullismo, nel vivere la normalità degli altri sempre come un’offesa.
L’idea politica socialista viene esposta nel suo nucleo più profondo, in pagine peraltro scritte benissimo. Questi due brani meritano per “Il quartiere” lo status di classico e di libro obbligatorio; invece la parte più propriamente di genere mi è piaciuta meno.
Una Firenze diversa, pulsante di vita nelle speranze e nelle disillusioni, nell’amore ma anche nell’invidia e nell’odio; una Firenze che si piega compiaciuta al facile veleno della propaganda fascista (ahi, quanto somigliante a quella della Lega di oggi!), ma che possiede in sé i mezzi per sollevarsi e superarla…
Vasco Pratolini ci restituisce una delle nostre città più gloriose, insieme ad una intenso ritratto dei sentimenti che ci hanno condotto alla tragedia, ed insieme ad una bella esposizione dell’animo umano, in quella giovinezza che molti di noi stanno dimenticando.
Grazie. -
من اجمل روايات السرد الايطالية .. نوفيلا رائعة تثير الخيال بعاصفة رقيقة من المشاعر العارمة التي تعتريك وانت تسير معهم علي الأرصفة بجانب الحوانيت الضيقة، وتطل برأسك للأعلي لتري النوافذ القديمة ومصابيح الضوء الخافتة بجانب الملابس المعلقة في الهواء ...
ستقف معهم علي نواصي الطرق، وتذهب لحفلات الرقص البسيطة في الشوارع الايطالية، وتتناول زيت الزيتون مع الجبن والخبز الايطالي ...
ستستمع لثرثرة العجائز ..
وشتائم الشباب ..
وعراك المراهقين ...
ايطاليا بأكملها وكأنك سافرت بالفعل تقفز إليك من هذه الرواية ...
❤️❤️ -
IL QUARTIERE
Un romanzo corale ambientato negli anni '40 nel quartiere di Santa Croce a Firenze. La storia segue le vicende apparentemente casuali di un gruppo di ragazzi che crescono insieme, esplorando l’amicizia, l’amore, le prime esperienze sessuali e le scelte politiche che segnano la loro transizione dall'infanzia all'età adulta.
Attraverso le loro esperienze di vita, Pratolini dipinge un quadro vivido di un'epoca e di un luogo, catturando la tensione tra l'innocenza giovanile e l'ingresso nella complessità della vita adulta, in un contesto storico segnato dalle divisioni ideologiche e dai cambiamenti sociali.
Il quartiere non è solo un luogo fisico, ma diventa anche uno spazio di formazione emotiva e morale, dove le scelte personali si intrecciano con le dinamiche di gruppo e con le più ampie tensioni della società italiana dell'epoca. -
الأمل..هذا يختلف عن خداع الأوهام..أن نفقد الأمل ، هذا ليكون مؤسفا ً حقا ً ، ولكن الأمل شىء بداخلنا ، شىء نرعاه ، يوما بعد يوم "
تدور أحداث الرواية حول مجموعة من المراهقين فى إيطاليا قبل الحرب العالمية الثانية ،فيستعرض براتولينى حياة كل من "جيورجيو ، وكارلو ، و جينو ، و أريجو ، و لوسيانا و ماريا، و ماريزا، وأولجا، و فاليريو" والأخير هو الراوى للأحداث التى عاشها هو و اصدقائه و رفيقاتهم من بنات الحى الواقع فى شارع يحمل تسمية شارع السعداء ، ويقع بالقرب من كنيسة سانتا كروتشى ، حيث تحمل الشوارع والأزقة اسماء الملائكة و القديسين والحرف المتواضعة ، وكبار عائلات التجار فى القرن الرابع عشر للميلاد .
يقدم لنا"فاسكو براتولينى" قصة شديدة البساطة لاتخلو من العمق حول حياة أولئك السكان من الطبقات الفقيرة أو المعدمة ، ولاينسى براتولينى أن يوثق للتغيرات التى احدثتها حرب الحبشة و تطلعات الحزب الفاشى للهيمنة الاستعمارية على الحياة الاجتماعية بإيطاليا، وعلى الدعاية الفاشية ونشاط الشيوعيين الإيطاليين ، لم يكن للجوانب السياسية حضور مباشر إلا بقدر ماتتركه من تأثير على حياة أولئك الشباب بالاخص "جيورجيو " ، كما سنتعرف على القيم والآراء السائدة بتلك الفترة بإيطاليا حول قضايا كثيرة كالشذوذ ، و العلاقات الجسدية ، الحب ، و التعليم ، فى لغة الرواية هادئة ، ورقيقة ،تحمل نفحات شاعرية .
لايخفى الكاتب افتتانه الشديد بالأحياء القديمة فى المدن الإيطالية ، فيصف الأزقة والبيوت والحارات بطريقة جذابة و مشوقة ، فيجعلنا نتناسى الفقر و البؤس و القبح فى الأثاث المحطم ، والاوانى المقشرة ، و الجدران المتشققة ، والنوافذ المغبرة ، والثياب المرقعة ، ونستغرق فى تلك الأزقة والبيوت و ننجذب لحياة أولئك البسطاء التى لاتخلو من الفرح ، والحب، والصداقة ، والكفاح لأجل توفير لقمة العيش وسقف يأويهم.
***
ولد فاسكو براتولينى عام 1913 فى مدينة فلورنسا فى أسرة من العمال الفقراء ، وتوفى فى العام 1990 ، و فاسكو لم يذهب إلى مدرسة ، وقام بتعليم نفسه عبر المواظبة على القراءة ، ومارس العديد من المهن الصغيرة ، كصبى مصعد ، و نادل بمقهى ، و مغلف جرائد ، وبائع مشروبات مثلجة وغير ذلك .
عرف قسوة الحياة والحرمان ، واشترك فى مقاومة الفاشية والنازية ، وقد انعكست قسوة الحياة التى عاشها من خلال رواياته وقصصه القصيرة ، إذ كتب عن حياة البسطاء ، و تركزت مواضيع رواياتها حول الحب والعائلة ، والكفاح من أجل لقمة العيش ، أو عشق الوطن ، ساردا ً أكثر الأحداث اعتيادية بطريقة محببة و مشوقة ، مستمد قوة وجماليات صنعته الروائية من الصدق والبساطة فى رؤيته لأحوال الحياة .
بدأ فى الكتابة والنشر منذ بدايات الأربعينات فى إيطاليا ، لديه 18 رواية ويعتبر واحد من اهم روائيى إيطاليا فى القرن العشرين ، كما كان مترجم أدبى ناجح ، بالإضافة لقيام "براتولينى "وضع حوار و سيناريوهات لبعض الأفلام مثل الشارع القبيح من إخراج بولونينى ، وأيام نابولى الأربعة من إخراج نالوى .
فاز" فاسكو براتولينى" بالعديد من الجوائز الأدبية والمالية المرموقة على مؤلفاته الكثيرة ، ومن ذلك جائزة "أكاديمية داى لنشاى" ، كما ترُجمت أعماله إلى نحو عشرين لغة .
رابط لاغنية إيطالية كان يرددها الجنود الذاهبين للحبشة أى اثيوبيا فى الوقت الحالى
https://www.youtube.com/watch?v=w7QG5... -
“Il quartiere”, per me che bazzico da anni quelle zone, con il liceo in Borgo Pinti e il pub preferito in Santa Croce, è un libro che sa di casa. Struggente, romantico. Maschilista, ho letto qui sotto. Ma dove? Per le donne Pratolini ha un rispetto immenso. Non c’è mai giudizio nelle sue parole, ma solo umana comprensione, partecipazione. Certamente, è un libro scritto nel 44, che si ambienta dieci anni prima. Un altro mondo, eppure non così diverso da questo, in fondo, né da quello che il mondo era un secolo prima. Il meccanismo di sopravvivenza, la lotta, è sempre lo stesso. Ad aiutarci a tirare avanti, a stringere i denti, sono i rapporti umani, la loro purezza, anche quando sembrano sporchi. Sporchi, se sono veri, non lo sono mai.
Una cosa sola non mi è piaciuta. Il libro è molto lirico, ma a tratti l’ho sentito scivolare nel retorico. Ai personaggi umili e semplici, operai, lavandaie, sono messi in bocca discorsi articolati, difficili, analisi complesse. Penso in particolare ad un lungo monologo di Marisa, che ha sedici anni, è poco scolarizzata, eppure per quattro pagine fitte fitte, con una proprietà di linguaggio assolutamente perfetta, racconta di sé con una lucidità e una visione d’insieme sconcertante. Nei dialoghi ho sentito ogni tanto mancare quella genuinità autentica che si avverte, invece, nelle descrizioni delle strade e delle case. Avrei preferito che le riflessioni prendessero, in bocca a popolani, il tono vero e schietto che avrebbero dovuto avere. Non c’è differenza di registro fra quelle dell’autore, bellissime, e quelle dei suoi protagonisti. È un difetto che avverto io, da profana, ma che toglie poco alla bellezza dell'insieme. -
"ولكنني أعرف كل الشوارع هنا عن ظهر قلب ، فلا يهمني شيء . وكنت أكثر من مرة أسير على غير هدى دون تفكير .
ذلك أن الأمل ، في الحق ، كان شيئاً عميق الجذور في حينا ، وكانت الحيطان وأحجار الرصيف ، والوجوه و أشياء تذكرنا باستمرار أننا ينبغي يوماً أن نترك أثرنا في الناس.
وفي وسط الأنقاض كانت الأرجوحة تدور ، وأجراسها تقرع في صليل مرتفع . وأقبل التلاميذ عليها يجرون . كانت ماريزا قد تأبطت ذراعي .
ومضينا صامتين ، رافعي الرأس ، في وسط قومنا وأهلنا عبر الشوارع العارية في سانتا كروتشي ."
ذكرتني نهايه النوفيلا بغزة فك الله كربهم و نصرهم علي عدوهم ، في النهايه يعود شباب الحاره الي حارتهم التي نشأوا فيها اطفالا ، و يقاومون
الدمار الحادث و كلهم امل في بكره انهم هيعمروها :")
النوفيلا دافئه ولطيفه :) -
A cavallo delle due guerre, in un quartiere popolare degradato, si intrecciano le storie di sei-sette ragazzi privi di alcuna gioia nella vita. Si passa da quello con la mamma puttana a quello col papà morto a quello col papà in carcere a quella perseguitata da uno stalker a quella con la sindrome di edipo a quello che esce dal quartiere e diventa un vizioso; insomma, tutto un divertimento.
APERTA PARTENTESI DELIRIO CHE NON CENTRA NULLA CON IL LIBRO:
Ma PERCHE' gli autori italiani non riescono a proporre UN ROMANZO, UNO in cui lo sfondo non sia il malessere e la tragedia esistenziale? PERCHE'?!?!? Perchè diamo validità artistica soltanto a chi scrive storie di casi umani e gente che sta male? Sembra quasi che se non parliamo di crisi, struggimento, esistenzialismo o depressione il libro non vale. Ci sarà un motivo per cui in america il romanzo è declinato in mille modi (horror, triller, giallo, rosa, hard boiled, pulp...) mentre in italia siamo fermi al neorealismo. Dal 1950.Ripigliamoci cazzo.
FINE SPROLOQUIO.
Comunque, tornando al romanzo: l'ho rivalutato dopo pagina 100. All'inizio faticavo a immedesimarmi, a capire i personaggi - forse erano troppo giovani o troppo irreali nella loro tragedia. Però piano piano sono divenuti sempre più umani e, di conseguenza, anche più attuali.
Il tema principale è la crescita, il passaggio dall'età dei giochi a quella adulta, raccontata da un coro di persone, ogniuna con la sua strada da percorrere. E' un tema eterno, su cui ogni generazione si interroga; mi sono rispecchiata nelle senzazioni di questi personaggi- vissuti in un epoca così distante. Altro tema, che si interseca con il primo è la SPERANZA, quella forza che ci fa andare avanti; cosa inseguiamo e cosa ci fa sentire appagati? è un tema anch'esso attuale, ogni ragazzo ha il suo (una persona, un idea, un luogo, uno stile di vita, un oggetto), non ci sono giudizi, solo l'idea che senza questo la vita è vuota e inutile.
Un romanzo dai diversi spunti, molto attuale e molto interessante. I personaggi sono molto umani nei loro chiaroscuri e debolezze; ho trovato interessante il vedere la storia recente attraverso i loro occhi (le guerre, le sovversioni, l'italia che cambia). Se non fosse stato per tutta quella depressione probabilmente avrei dato 5 stelle. -
Gli scrittori italiani del Novecento hanno sempre donato qualcosa in più alla letteratura.
La loro narrazione si basa sul semplice scrivere dello scorrere del tempo, raccontano di storia, politica, quieto ed inquieto vivere, formazione.
Ero partita convinta anni fa con Cesare Pavese ed è diventato il mio capo saldo di tutte le mie letture.
Mi mancano ancora tanti pilastri importanti delle letteratura italiana del Novecento, ma per ora mi sono imbattuta in Pratolini.
In special modo ho deciso di partire da Il Quartiere per esplorare i dintorni, i luoghi dell'autore. Siamo a Firenze, presso il Quartiere (Santa Croce).
E' la storia di formazione di Valerio e dei suoi amici. Chi cresce per primo, il più ribelle, il più romantico, quello che prende decisioni sbagliate e segna il proprio futuro. Questi ragazzi stanno vivendo tutti gli anni 30.
Povertà e miseria sono all'ordine del giorno ed il Quartiere ne è la fonte. Tutti sono uguali a tutti, tutti hanno le medesime difficoltà.
Seguiamo questi quattro ragazzi fra amori trovati, perduti, presunti amori. Li seguiamo fra l'arrivo della richiesta dell'arruolamento, il cambiamento che esso comporta un po' in tutti loro e nelle amicizie lasciate e ritrovate per poi ricominciare.
Lo stile di Pratolini è una rappresentazione di quello che i protagonisti vivono in quegli anni. Prosa scarna, senza fronzoli, molte descrizioni e molti flussi di coscienza che passano dalle dita di Vasco Pratolini a Valerio, il protagonista.
Un classico romanzo di formazione, voi direte. Personalmente nella sua semplicità e nella sua veridicità sono entrata in empatia con il protagonista: l'ho amato, l'ho odiato, l'ho capito e perdonato.
Poi un po' di tristezza mi ha raggiunta all'ultima pagina ma pensandoci e guardando bene gli anni in cui si narra questa storia, dopo tutti gli ostacoli che la storia ci può imporre in una semplice vita, Pratolini ha concluso con l'ottimismo: nelle proprie persone, della propria vita e del futuro e del posto in cui uno ci lascia per sempre il proprio cuore e un pezzo della propria vita perchè quest'ultima muta e cresce ogni giorno, nel cuore rimangono i ricordi. -
«Il nostro lettino, che aveva un crocifisso o un santo inchiodato da capo, con un ramoscello d'ulivo per traverso, conosceva le nostre speranze, inseguite contando le crepe del soffitto». È qui, tra le pareti delle loro case, che i ragazzi del Quartiere vengono scottati dalle prime fiamme della vita. Arrigo, Carlo, Giorgio, Gino e le loro compagne, Luciana, Marisa, Maria e Olga. Tanti nomi; ognuno di essi, legato a un diverso segreto, a una molteplice speranza ma allo stesso tempo, a una sola vita; la vita scritta sulle mura del Quartiere.
Esso prende vita, penetra nelle ossa dei figli come in quelle paterne e quelle materne, senza chiedere il permesso.
Questo è il conto da pagare; le voglie di queste giovani anime dovranno fare i conti con i mattoni rossi, le lampadine economiche, la voce del trippaio, gli sguardi delle donne al lavatoio, e così via... -
In un quartiere di Firenze, durante il ventennio fascista, un gruppo di ragazzi e ragazze va incontro alla vita adulta attraverso quella linea d'ombra che separa la fanciullezza dalla vita adulta: i primi pantaloni lunghi, il rossetto sulle labbra, la scoperta del sesso e dell'amore, i confronti a viso a aperto, il valore dell'amicizia come sentimento durevole, le prime esperienza lavorative e politiche, sono i passaggi che li renderanno uomini e donne pronti ad affrontare la vita, a fare scelte personali, a vivere la vita adulta. Vasco Pratolini si rivela in ogni romanzo scrittore piacevole e vero, capace di far sorridere e meditare.
-
"Quando vogliamo spiegarci diciamo destino ed è invece soltanto la condanna che noi uomini ci decretiamo per assuefarci alla vita, piegarci in essa relegando il nostro corpo nella sua prigione, con la speranza riposta nel più segreto angolo del nostro inespresso morale."
-
أحلام البسطاء، و الحرب و الخراب ! لا أدري لماذا كنت أشعر اننا نشبه كثيرا في مجتمعنا المصري هذه الفترة في إيطاليا
-
Terribile
-
In this tale of pre-World War II adolescents in the slums of Florence, this book is permanently ruined by a homophobic portrayal of the character Gino. Written in 1943, Pratolini includes the complete list of the bigoted literary characteristics typical of the time as applied to homosexuals: perversion, self-hatred, criminality, application to religion for a cure, and finally suicide in prison.
Of historical interest only. -
"(Similmente, una sera di questo marzo, Arrigo indugiò un attimo di più con la sua mano nella mano di Luciana. Poi si scambiarono la buonasera come il consueto. Si addormentarono sorridendo, quella notte, nelle povere case di Quartiere illuminate dalla luna. Avevano la gola arsa per una febbre. Felici: col mondo chiuso fra le due palme che si erano premute l’una contro l’altra)"
cap.XVI -
قراءتي لهذه الرواية قديمة زمنا، لكني أذكر مدى إعجابي بها وما عكسته من نفسية الشباب الإيطالي المحب للحياة وأجبرته السلطة أو خدعته للذهاب للحرب سعيا وراء مجد زائف..النسخة التي قرأتها قديمة سيئة الطباعة والترجمة متوسطة
-
Un libro che ho letto anni fa e che rileggerò molto presto, credo. Mi è piaciuto tanto, e forse a 21 anni riuscirò a catturare qualche nuova emozione che non sono riuscita a trovare a 14...
-
"Se io parlo di vizio, voi dite che ciò è naturale nelle nostre strade. Ma entrate nelle nostre case, nell'anno di grazia 1932; vestite i nostri panni; ingoiate la miseria che ci assiste notte e giorno, e ci brucia come un lento fuoco o la tisi. Resistiamo da secoli, intatti e schivi. Un uomo cade, una donna precipita, ma erano secoli che resistevano, eternità che stavano in piedi con la forza della disperazione di una speranza. Noi non abbiamo scampo alle nostre debolezze; siamo gente difesa soltanto dall'inerzia".
E poi ripensi al quartiere che hai vissuto tu, sin dai tuoi primi passi sulla strada che ti ha vista crescere e percorrere quei marciapiedi, quei vicoli, quelle piazze delimitate in un perimetro da sempre sentito solo tuo e di nessun altro. Ecco, quando persino a te è successo, ogni luogo e ogni città, per quanto inarrivabili in bellezza, non avranno mai lo stesso sapore della terra e della polvere che t'ha avvolto.
Vasco Pratolini sapeva anche questo, e lo scrive nel suo "Il Quartiere". Lo scrive e lo racconta quasi come se parlasse di quello che fu il tuo habitat, di ciò che i tuoi occhi hanno visto e di tutte le persone che con te hanno riso, giocato, gioito della gioia contenuta in quell'unico perimetro che rappresentava il mondo intero, oltre il quale vivere non era possibile. Lo sanno Valerio, Giorgio, Marisa, Carlo, Gino, Berto e tutti gli altri che, in una Firenze degli anni '30, hanno tracciato il fiore dei loro anni, scoccato una freccia nel cuore di qualcuno lasciando che persino il loro venisse toccato, o solo sfiorato, nell'illusione e nella certezza di un proseguimento senza freni; lo sanno loro che hanno soffiato una paura di troppo, fra la miseria o il caos proveniente dal fondo di una finestra, tra le voci nei mercati e il suono dei carretti, e un timore del nuovo e il nuovo non era mai così lontano.
Diviene facile calarsi nelle loro teste, rivedersi in quel "ricapitolare le giornate prima di addormentarsi" mentre "il sonno ci coglie insoddisfatti".
Fino a capire, e in realtà è solo crescere.
Con una scrittura che fa gola, al punto da tornare indietro e rileggere ad alta voce frammenti di questo meraviglioso testo, Pratolini rappresenta una grandiosa e assoluta conferma della storia della letteratura italiana. Assolutamente da non perdere. -
Lo he leído por obligación académica y estaba segura de que no me gustaría pero lo cierto es que hasta me he emocionado en la recta final. Con el barrio de telón de fondo, nos asomamos a la vida de un grupo de amigos desde los quince años que tienen en el invierno de 1932 hasta pasada la veintena y la guerra. Valerio, el narrador, nos hace partícipes de sus amoríos de joven, de los discursos idealistas de Giorgio, del mal carácter de Carlo, del enfermizo Arrigo y también de las diferencias que existen entre ellos y la educación y comportamiento de las chicas: María, Marisa, Luciana. Son muchachos de barrio pobre, de vidas míseras en los que falta el padre o la madre, donde se pasan penurias, se comparte la salita a falta de habitaciones, donde ya a los catorce todos tienen un trabajo por unas pocas liras. Sin embargo, el carácter de la novela no es lúgubre ni oscuro. Aunque todos poseen historias tristes, celebran la amistad, la lealtad y también su barrio y sus orígenes humildes de los que están orgullosos.
-
Quando Valerio torna dal servizio militare, il quartiere così come lo conosceva non esiste più, sventrato e demolito dal fascismo. Ma pur camminando su strade che non gli sono familiari, Valerio non è spaesato. È entusiasta, pieno di vita, si permette un gioco da ragazzi, assieme a Marisa "inventandosi la felicità".
Ci riesce perché ora è maturata in lui una nuova consapevolezza, quella dell'identità di classe. E perché ora ha capito quale sia il suo posto nel mondo, ovvero lì nel quartiere che non è fatto di angoli, mura sbiadite e gerani alla finestra, ma dei suoi abitanti, e del loro "sapersi inventare la vita nella misura dei nostri corpi, vicini e solidali.".
Attraverso i tumulti della gioventù, si è fatto strada in lui un sentimento che ha radici profonde e che nessun regime potrà mai demolire: la speranza. Non una speranza che causa turbamento, da relegare in un angolo oscuro della propria anima, ma una che infonde serenità, da far crescere rigogliosa. -
Traghettando anime
La vita di un quartiere di Firenze dal 1932 al 1939, insieme a una combriccola di ragazzi/e, ognuno con le proprie storie ma tutte accomunate da quel senso di lealtà che l'amicizia porta con sé.
Gli amori, le delusioni, le strade sbagliate, i cambiamenti della Nazione, le idee fasciste che molti hanno raccolto e pochi scansato, la guerra d'Etiopia, e tutti quegli accadimenti che traghettano l'adolescenza verso le prime importanti esperienze, fanno da cornice a questo spaccato di vita di un Italia che fu.
Dotato di uno stile che personalmente ho trovato un po' edulcorato, il romanzo resta comunque una testimonianza interessante. -
In tre occasioni, recentemente (Il giardino dei Finzi Contini, Cinque storie ferraresi e Il Quartiere), mi sono imbattuto in scene in cui il giovane protagonista, dopo un periodo di tristezza o disperazione, si sfoga con il padre nel cuore della notte. Il padre non risolve i problemi, ma ascolta, dà consigli. Principalmente ascolta.
Per esempio:
«Ragazzo mio» disse mio padre. La sua voce era rauca di sonno, e commossa, mentre mi consolava. Disse: «Calmati. Se si sveglia la nonna succede un disastro. Fuma piuttosto»
E poi, qualche scena dopo:
«Fino a quando pensi gli riuscirà, babbo?» Egli sorrise, si grattò il mento col pollice, disse: «Vuoi che ti risponda: fino a quando non faremo la rivoluzione?». «Perché? Non ci credi?» «Io ci credo se tu ci credi» rispose mio padre. -
Forse conoscere e vivere Firenze a mia volta ha molto influito sulla mia opinione su questo romanzo, forse vi ha influito anche l'amore e il rispetto che coltivo da anni per Pratolini. Quello che posso dire in tutta onestà su questo romanzo è che mi ha lasciato una crepa nel cuore, come se fosse il soffitto di una casa del Quartiere, e che questa crepa è stata lasciata lì dall'amore e dalla storia di questo luogo fermo nel tempo che è Santa Croce.
Leggere della propria città fa sempre insorgere sentimenti patriottici, quando a scriverne è un tuo concittadino è ancora meglio. -
C’è un segreto taciuto da tanto tempo dentro a questo libro. Lo nascondono i personaggi, le vecchie che guardano dalle finestre, gli uomini che giocano a carte nelle piazze, le donne che stendono i panni sui fili che uniscono i balconi. Anche il Quartiere nasconde questo segreto; e lo nasconde così bene che le mura, le fosse, le vie, le case lo sussurrano da una parte all’altra, senza farsi sentire. Anche quando porgi l’orecchio e stai attento, senti solo dei suoni indistinti, appena percettibili. È un segreto profondo, che pochi hanno conosciuto.
-
Seppur scritto settantanove anni fa, e ambientato in una Firenze di novanta anni fa, "Il Quartiere" di Pratolini è inquitatamente attuale.
Dalla povertà, alla tensione politica, al semplice voler vivere la propria vita in pace, Patrolini fa si che questo libro riverbera i sentimenti, l'ansia e le paure della nostra generazione come se lo scrittore fosse accanto a noi, guardando il mondo moderno e prendendone spunto. -
Interesting as a historical document, affording insight into the ways of life of residents of a working-class suburb of Florence in the years prior to WWII. The narrative voice's sentimentality and rather moralistic sensibility (notably, but not exclusively, in the unimaginative treatment afforded to homosexuality) fit the milieu, I suppose, but they did nothing to endear the book to me.